sabato 23 febbraio 2013

All'improvviso l'Islanda ...

... no, non sono ancora partita per l'isola di ghiaccio, ma ne ho avuto "involontariamente" un assaggio



Avrò ripetuto 2.500 volte la stessa cosa, lo so perchè a volte me lo dico da sola che parlo sempre delle stesse cose, ma lo ripeto per la 2.501(sima) volta, non si sa mai che ci sia qualcuno di nuovo che legge questo blog.
La mia storia d'amore con Dina, una piccola, leggera, economica ma fantastica bicicletta inizia all'incirca nel dicembre del 2011. Da quell'8 dicembre, il giorno in cui sono andata per la prima volta fuori dal raccordo, sono passati più di 3.000 km di asfalto.
Per una che aveva iniziato ad andare in bici a Roma solo per non pagare il biglietto dell'atac credetemi che di strada ne ho fatta, e non solamente in km.
Ora, la bicicletta ha molti significati e utilizzi, ognuno ha il suo personale punto di vista, in molti casi si può dire che ognuno personalizza il suo punto di vista, per cui la bicicletta diventa un mezzo di trasporto in città, un mezzo  di trasporto per viaggiare fuori dalle città (e di questo siamo tutti convinti che appartenga a una cultura più del nord che del sud), un modo di fare politica, un modo per rendere migliore questo mondo, un mezzo culturale, uno strumento di lavoro, uno sfogo giornaliero, una palestra economica, un mezzo per rimorchiare, uno sport, oppure una libertà, una delle più estreme ... e 1.000 altre cose
Chi ha cominciato ad utilizzare la bici senza troppe pretese sarà d'accordo con me sul fatto che ogni giorno che passa diventa sempre più difficile farne a meno e così da uno solo di quei punti elencati sopra si comincia ad ampliare la propria visione e si cominciano a toccare più punti nell'arco di una giornata, anche in modo inconsapevole.
Bene, ora quelli che hanno capito ciò che ho scritto nell'ultima riga sono quelli che non mi credono pazza, tutti gli altri posso fare a meno di continuare a leggere questo post, grazie.

Tornando al racconto dello scorso 17 febbraio comincerò dal principio.
Qualche tempo fa ho conosciuto tramite fb un tizio (scrivo tizio perchè all'ora non sapevo chi fosse), un certo Stefano La Cara. Lo stesso mi propone di partecipare ad una uscita collettiva in bicicletta, e siccome l'idea di fare nuove esperienze mi entusiasma accetto immediatamente la proposta (inconsapevole di quello che mi aspettava!!!) e decido di raggiungere lui e gli altri ciclisti alla stazione di Tivoli.
Bhè, sappiamo tutti quanti quanto i mezzi di trasporto siano migliorati negli ultimi tempi, infatti la domenica mattina il primo treno che porta da Roma a Tivoli è all'incirca alle 7.30, troppo tardi per raggiungere gli altri che avevano deciso di cominciare il giro alle 8.30, e siccome mi aspettavano solo 120 km di strada ho deciso di fare a meno del treno e fare un piccolo riscaldamento di 30 km Roma - Tivoli, partendo da casa all'alba (lo so, sono un genio!) per poter arrivare puntuale all'incontro; infatti arrivo puntuale e coi muscoli caldi, ma con già 30 km alle spalle.
Una stretta di mano a Stefano, che scopro essere un grande atleta con alte ambizioni sportive (tutto quello che io non sono), brevi presentazioni al resto del gruppo e si parte.

ricordate questa faccia prima della partenza, perchè al ritorno non sarà la stessa
I primi 20 km procedono benone, ma capisco immediatamente di essere l'elemento estraneo al resto del gruppo, loro sono allenatissimi e molto bravi, io arranco per stare al loro passo e noto immediatamente che per loro quello è semplicemente un riscaldamento, si preparano per correre.
Passati ulteriori 20 km comincio a stancarmi, non sono abituata ai loro ritmi e loro sembrano non avere intenzione di rallentare il passo. Decido allora di lasciarli tranquilli e di procedere senza di me.

la partenza
Tutto fa pensare che io sia rimasta indietro di parecchio, ma non ho intenzione di sforzarmi troppo, non ero nemmeno a metà del percorso e non volevo che mi prendesse un colpo. Mi sono sentita un pò come Fantozzi quando un gruppo di ciclisti in allenamento mi ha sorpassata e io non ho avuto nemmeno la forza di salutarli, per non perdere ulteriore fiato

Ovviamente, enfatizzo la situazione, però la verità è che mi sentivo parecchio scoraggiata. Solitamente giro per Roma da sola, o viaggio in giro per l'Italia con altra gente, ma il cicloturismo e i giretti per Roma non competono assolutamente con un gruppo di atleti allenati, vabè mi sentivo persa.

Quando finalmente riesco a raggiungere gli altri mi riprendo psicologicamente e spero che a quel punto pure loro comincino a rallentare il passo ... povera illusa!!!

Nemmeno due secondi dopo averli raggiunti li perdo nuovamente e questa volta mi arrendo del tutto, proseguo mantenendo il passo costante e lento. Per mi fortuna anche il padre di Luca comincia ad essere un pò stanco (yeeeeeeahhhh non ero l'unica!!!) e proseguo in compagnia appunto di Luca e del padre. Il fatto di non essere mi permette di scambiare 4 chiacchiere con Luca e conoscere un pò meglio la tipologia di allenamento che seguono, e rendermi definitivamente conto che a confronto con loro sono totalmente fuori allenamento.
Buona parte del percorso procede così, con il cielo scuro e buona probabilità di pioggia, e infatti nell'arco di quelle 5 ore posso vantarmi di aver preso vento, pioggia, grandine e neve.

breve pausa per riprendere energie




Le montagne che vedo all'orizzonte non mi spaventano, mi è capitato in molti casi di trovarmi all'orizzonte grandi massi rocciosi e ogni volta mi ripeto la stessa cosa: "Tanto lo so che c'è una strada che passa lateralmente e non al centro" e ogni volta mi sbaglio e continuo a domandarmi perchè mi ostino a prednermi in giro. Ma OVVIO che devi passare in messo a quello montagnole, idiota, è inutile che cerchi di incoraggiarti!!!

Per cui una breve consultazione della cartina e poi su per l'infinita salita fatta di curve a gomito



Qui si accende forte la tentazione di scendere e farla a piedi, ma so benissimo che nel momento in cui hai davanti una salita di quel genere e ti fermi è finita, non salirai mai più in sella e potranno venirti a prendere col furgoncino dell'ambulanza, quindi decido di pensare ad altro e procedo imperterrita fino alla cima e mi rendo conto che sono in cima non perchè sono distrutta e vedo una discesa all'orizzonte, ma perchè vedo la neve intorno a me, e li mi chiedo fino a che altezza siamo arrivati, ma non lo voglio sapere, perchè per una legge elementare dopo una salita c'è sempre una discesa uguale e contraria (cit. il teorema del ciclista spaventato)


Ci troviamo in cima al montarozzo che affaccia sul parco naturale dei Monti Lucretili (bellissimo)

Comincia la discesa: una piccola discesa che diventa infinitamente lunga grazie alla sensazione del sudore che a -2° ti si ghiaccia addosso. Il punto storico è passato, mi sento più tranquilla (per modo di dire), anche perchè da li in poi sarebbe stata in discesa.

Non vi racconterò gli ultimi 50 km perchè in realtà pensavo solamente a quello che avrei potuto mangiare la sera a Roma, e dai, anche perchè la SS5 da Carsoli a Tivoli l'ho già raccontata in un'altra storia.

Rientrata a Tivoli ero un tantino stanca, dai devo ammetterlo, e avevo i jeans bagnati e le mani letteralmente congelate. Il primo treno per Roma passava dopo due ore, così mi sono seduta in stazione ad aspettare e ripensando a quella mattinata mi sono detta che l'Islanda più o meno sarebbe stata la stessa cosa, freddo, neve e pioggia, e che quella mattina era stato un allenamento per quello che mi aspetta questa estate.
Per questo dico che ognuno vede le cose come le vuole vedere: per Stefano, Giorgio, Sara e gli altri di cui purtroppo non ricordo il nome è stato un allenamento per il triathlon, per il padre di Luca è stato un allenamento in compagnia, per Luca è stato un mezzo allenamento (perchè l'altra metà ha dovuto raccattarmi in giro per statali, e lo ringrazio tanto, è stato carinissimo) e per me è stato un assaggio di Islanda; tutti loro hanno una storia diversa da raccontare, questa invece era la mia.

Poi è sempre così, quando sei li e hai freddo e sei stanca e vuoi solo mangiare e stare al caldo, pensi che non farai mai più una cosa del genere, che "chi ca**o te l'ha fatto fare CRETINA"; però quando rientri a casa e ti senti bene, rilassata, con un'esperienza in più sulle spalle, con una visione nuova e un nuovo modo di andare in bici, pensi "in fondo in fondo lo rifarei".

Grazie a Stefano per avermi inviata ai loro allenamenti e grazie agli altri per la breve ma simpatica compagnia!

E poi per concludere, quello che mi ripeto sempre alla fine di ogni esperienza: "ma se non l'avessi fatto, avrei mai potuto vedere questo?"



Ahhhhhhhh p.p.s.: come potevo lasciarvi senza farvi vedere le condizioni di viaggio con Dina a bordo del treno! Ogni volta trenitalia riesce a sorprendermi

notare la faccia

Italian Coast to Coast from Roma to Pescara

"In natura un contorno non esiste, dunque la forma disegnata dall'artista non è un elemento realistico, ma una sorta di spettro"

G. De Chirico

Post più popolari