lunedì 23 febbraio 2015

Essere donna e viaggiare da sola

Questo è un post che va poco, ma solo poco, fuori tema col viaggio che sto facendo, perché è un discorso un po' più ampio che comprende il viaggiare in generale.

23 febbraio.

Lowhead sembra un non-luogo, è un sobborgo (in costruzione) di Georgetown. Non lo so, sarà per via del tempo, umido (appiccicaticcio) e mezzo piovoso, o perché sto attraversando una parte poco interessante della Tasmania, troppo vicina alle città, troppo asfalto, troppa gente, ma oggi non mi sento al massimo.
E' qua che ho avuto un brutto incontro, questa mattina, il primo dopo 1.200 km e quasi alla fine di questo piccolo viaggio.
Ero ferma per una breve sosta a un distributore di benzina, di quelli che hanno pure un "caffè" sporco e poco frequentato. Stavo facendo colazione con una bella barretta di cioccolata ed ecco che arriva lei, la cattolica fervente, famigerata nemica di tutte le donne che sanno prendere decisioni senza tener conto di un parere maschile.
La conversazione inizia come al solito con un formale da dove vieni, cosa fai, dove vai, ti stai divertendo e ti piace la Tasmania (di solito è questo che mi chiedono), ma mi accorgo immediatamente che c'è qualcosa che non va, prima dal suo modo frettoloso di porre queste domande e poi capisco meglio nel momento in cui la signora tira fuori un piccolo manuale intitolato "How to read the Bible" (si senza nemmeno Holy); me lo mette sotto il naso, invadendo il mio spazio personale, cosa che mi da molto fastidio, e comincia a tenere un trattato sulla sua religione.
Io la blocco subito, cercando di spiegarle che essendo italiana e sopratutto vivendo a Roma conosco perfettamente cos'è il cristianesimo e di che parla. Non voglio affrontare qui un discorso sulle religioni e cose del genere, ma a me non piace aderire a nessuna religione e nonostante questo le dico che può lasciarmi il suo opuscolo, perché so come vanno a finire queste cose, fino a quando non gli dici di si rischi che ti seguano fino in capo al mondo col loro opuscolo in mano.
Forse ho fatto male a spacciarmi per la perfetta cattolica della porta accanto perché capisco immediatamente di aver peggiorato la situazione; Lorraine (questo il nome della signora) fa cenno di sedersi, ma io faccio finta di aggiustare i bagagli per ripartire e finalmente capisce che è ora di dirci addio. Ci salutiamo, lei sale in macchina, ma scende immediatamente correndo di nuovo verso di me e dice testuali parole:
"Mi sento in dovere di avvisarti che la Tasmania non è così come tu la descrivi, che il male di annida ovunque e che devi stare molto attenta perché ci sono stati degli omicidi, tuttora irrisolti, di turiste straniere trovate morte in riva al mare"
Poi mi fa capire che non devo dare confidenza agli uomini, il senso spero lo abbiate capito.
Mi augura buona giornata e per fortuna sparisce per sempre dalla mia vista. Per la serie le 100 cose che una ragazza in viaggio da sola vorrebbe sentirsi dire, si potrebbe scrivere un opuscolo solo su questo.

Ora apro questa piccola parentesi.
Io non credo in molte cose, ma in una ci credo tanto, credo nella libertà, in ogni sua forma, credo sopratutto nelle libertà di pensiero ed espressione, ma, e questo MA è molto importante, usta libertà, a parere mio, per essere pura deve rimanere nei suoi limiti e non scavalcare quelli degli altri. Mi sento in dovere di è un pretesto bruttissimo per imporre la propria volontà sugli altri.
Gli assassini e i pazzi esistono qua, come nel resto del mondo, ma non può essere questo a bloccare la voglia di esplorare, vedere, vivere il mondo.
Un viaggiatore non è stupido, conosce i suoi limiti e riconosce anche quelli degli altri, se avverte un pericolo è il primo a capire cosa fare. Poi le cose succedono, certo, succedono in viaggio o anche dietro l'angolo di casa, si chiama vita.

Io continuo e continuerò a fare wild camping, non lascerò ai soli uomini l'esclusiva di fare certe cose. Le paure sul viaggiare da sola le ho lasciate dietro tre anni fa, quando tutti mi dicevano che farsi l'Italia in bicicletta per una ragazza da sola era pericolosissimo. Chi viaggia lo sa e mette in conto tante cose, ma sa anche che più siamo lontani dalle grandi città e più alta è la probabilità di incontrare gente che come noi segue la sua strada rispettando quella degli altri.


mercoledì 18 febbraio 2015

Maria island

Ho letto alcuni articoli che parlavano di questo mio viaggio in Australia, quello che più mi ha sorpresa è che in molti di questi si parlava del fatto che io non avessi un vero e proprio programma (tappe, tempi, ecc…) come se fosse una cosa da pazzi non averne uno, ma lo sapete perché non mi piace programmare nel dettaglio quello che farò? Perché altrimenti non potrei scrivere quello che sto per raccontarvi.
Allora è successo che dopo quasi una settimana in mezzo alle montagne ho incontrato e quindi anche parlato con pochissima gente e mi capita sempre che dopo essere stati a contatto con la natura se si finisce in una grossa città ci si sconsola parecchio; questa è la sensazione che ho avuto arrivata ad Hobart, la capitale della Tasmania. Sono scappata di corsa, troppa gente che urla, che ti urta, che chiede attenzione. Scappo fino ad arrivare a un paesino di campagna, e già mi sento meglio, però è ancora troppo vicino alla città e il posto è frequentato da diversi turisti (per lo più giapponesi, e credetemi che non lo avrei mai detto, ma i giapponesi in vacanza sono un po' come i siciliani, si muovono a gruppi numerosi e fanno una caciara maledetta fino a notte fonda). Dopo aver passato una nottata a cercare di prendere sonno nonostante le urla giapponesi mi sveglio la mattina presto e comincio a pedalare oramai convinta che purtroppo da li in poi avrei avuto a che fare con città e persone; comincia pure a piovere maledettamente forte e sono costretta a fermarmi in un caffè della prima città che incontro. Destino vuole che dentro questo caffè ci fosse un ragazzo, di quelli zaino in spalla, dormo dove capita e non so cosa farò domani; cominciamo a parlare del più e del meno e poi mi dice che è appena tornato da un'isoletta fantastica, tutta natura e poca gente, perfetta da esplorare in bicicletta, mi indica il traghetto e io non ci penso due volte, un'ora dopo sono già lì sopra. Lo sapete che cosa mi sarei persa se per colpa di alcune tappe programmate mi fossi dovuta attenere al programma? Quello che vedete nelle foto e molto altro!







Quindi sono sempre più convinta che durante un viaggio, breve o lungo che possa essere, bisogna sempre affidarsi al proprio istinto e a quello che ci raccontano le persone che più ci somigliano, una deviazione dalla strada principale è sempre un'altra strada, con tante cose da vedere, certe occasioni non bisogna farsele sfuggire.

In questo momento scrivo da Tribunna, che si pronuncia Traiabanna (se no si incazzano), e questa sera sicuramente sarò in qualche posto sperduto vicino Bicheno, o forse no … 

domenica 15 febbraio 2015

Cavalca la montagna

Vediamo, sono passati diversi giorni dall'ultima volta che sono riuscita a collegarmi, non ricordo quanti, ma erano all'incirca 650km fa. Sapete quante cose succedono in 650km? Tante, tantissime. 

Per farla breve sono partita da Devonport e ho deciso di non seguire la strada principale (ovvero l'autostrada), non perché ho paura di prendere le strade grosse (qui tutti mi dicono di stare attenta perché guidano come i pazzi, ma forse non sono mai stati sulla Salerno - Reggio Calabria, o sulla Cassia bis), ma perché le stradine che passano attraverso le montagne sono di gran lunga più interessanti



dunque ho avuto a che fare con un continuo sali e scendi, mantenendo sempre una quota da 600 a 900 mt, sulla parte occidentale dell'isola. In questi km ho incontrato una sola città, un solo shop (che non è un supermercato, ma una specie di autogrill). 



Essendo estate non ho avuto eccessivamente freddo, ma la notte il sacco a pelo è stato fondamentale per dormire bene; il sole tramonta alle 20.30 circa, il che mi ha permesso di fare lunghe pause durante la giornata tra una tappa e l'altra. La cosa più figa di tutte è che qui puoi campeggiare liberamente ovunque e non ci sono particolari difficoltà nel trovare un posto adeguato dove passare la notte (come spesso mi è capitato in altri posti). 





Il paesaggio non è mai monotono, anche perché passare attraverso due riserve naturali non capita tutti i giorni.


Ho fatto una breve pausa di un giorno, al lago St. Claire, qui ho conosciuto Hachi (spero si scriva così), una ragazza giapponese alle sua prima esperienza di viaggio in bicicletta; mi ha raccontato di aver lavorato per un anno in una farm qui in Tasmania, e ora che il suo visto sta per scadere ha deciso di fare un breve giro dell'isola prima di tornare a casa; al momento è l'unica ciclista che ho incontrato, ce ne sono stati altri due, ma erano troppo spocchiosi per poterci parlare.


Al lago St. Claire ho intrapreso un percorso di un giorno, 29km di montagna per scalare il Monte Olimpo, 1451mt di altezza; ho attraversato una foresta pluviale e mi sono beccata una sanguisuga, perché a un certo punto l'unico passaggio per tornare al campo base era passare attraverso una piccola palude e io come al solito non avevo l'attrezzatura adatta; per fortuna me ne sono accorta subito e la tipa che me l'ha tolta ha detto che avrei avuto solo un po' di febbre perché era stata presa in tempo.


In realtà me ne sono beccata più di una, ad esempio questa che vedete in foto non è riuscita a mozzicarmi



I wallaby sono dei piccoli rompi scatole, la notte gironzolano in continuazione vicino la mia tenda e fanno un rumore assurdo, però se ti affacci e gli strilli qualcosa vanno via e durante il giorno non si fanno vedere (piccoli stronzetti). 
Ho visto parecchi serpenti e per fortuna nessun ragno velenoso, però mi sono accorta che se non ti muovi velocemente strisciano via lasciandoti in pace. 
Sono riuscita ad ustionarmi, nonostante abbia messo una protezione +30, però ora che sto spellando va molto meglio. Ho beccato due giorni di pioggia, ma per fortuna sono riuscita ad asciugare tutto prima che cominciasse a puzzare di muffa. 

La bici sta reggendo benissimo nonostante sia fin troppo carica, infatti il mio unico problema fino ad ora è stato il portapacchi che ho piegato a causa del peso eccessivo, ma per fortuna ho risolto prima che cedesse. 

Dimenticavo di dirvi che adesso sono nella capitale Hobart, una città troppo grande per i miei gusti; ne approfitto solo perché ho bisogno di una connessione per tenere aggiornato il blog, poi scappo via in qualche posto nelle campagna qui vicino.



 e che la parte più selvaggia è stata fatta, non ho avuto molto tempo (troppe cose da vedere), però ho cominciato a lavorare al primo video ed è assolutamente fantastico; da domani percorrerò la parte orientale dell'Isola dirigendomi di nuovo a Devonport, altri 600 e passa km; adesso, dopo la grande montagna mi aspettano le spiagge caraibiche e spero finalmente di mangiare qualcosa del posto, dovrei incrociare più cittadine. Il mio traghetto parte il 27 febbraio e dovrei essere nuovamente a Melbourne il 28 dove sicuramente troverò un po' di tempo per farvi vedere tutto prima di ripartire in direzione Sydney.

La Tasmania è fenomenale e come tutte le isole conserva il fascino di un paradiso perduto: pochissima gente, solo suoni della natura e paesaggi selvaggi.













mercoledì 11 febbraio 2015

Tas

Eccomi dalla Tasmania! Precisamente da Tullah (che si pronuncia Talla, se no non vi capiscono). Mi piacerebbe postare qualche immagine, purtroppo pero' qui non esiste una linea telefonica e nemmeno la rete internet. Mi trovo in una struttura di emergenza che ha all-interno una cabina per chiamare e un pc del 1990 (probabilmente).

La Tasmania si presenta bene, anzi benissimo: un sali e scendi continuo, dai 600m a quota 0 e di nuovo, tutto il giorno per tutti i giorni; montagne, laghi, fiumi e campagne sono state fino ad ora i paesaggi che mi hanno accompagnata. Ieri sono sbarcata a Devonport all-incirca alle 7 del mattino e tra una cosa e l'altra sono riuscita a fare le 9 prima di iniziare a pedalare. Non e' consigliabile pedalare durante la notte e a dimostrarlo ci sono diversi wallaby schiacciati ai bordi della strada (e sono troppi credetemi), per cui ho preferito prendere una strada verso un villaggetto a 70km da Devonport chiamato Gunns Plains (piu' che villaggio sono 4 case e un pub gestito da un tipo con un cappello alla john wayne), chiedo informazioni al tipo per un campeggio nelle vicinanze e mi dece che a qualche km da li c'e' un posto dove e' possibile campeggiare liberamente; approffito e corro subito a vedere di che si tratta e indovinate un po' che meraviglia? Uno spettacolo di posto a picco su un laghetto isolato e perfetto per dormire. Pianto la tenda e qualche minuto dopo arrivano due signori austriaci di mezza eta' con la loro harley davinson equipaggiata di ogni comfort, mi invitano a cena e parliamo del piu' e del meno. Questa mattina invece mi sono svegliata all,alba, circa le 5 e mezza e ho lasciato dietro le mie spalle la Tasmania dominata da campagne e vitigni costeggiando la Cradle Mountain per arrivare in mezzo al nulla in questo posto pieno di laghi e montagnette.

Passando alle questioni tecniche, parlavo proprio a Melbourne con Niccolo', il ragazzo che mi ha ospistata, se esistono bici adatte al cicloturismo, perche' lui aveva letto un libro (ora sinceramente non ricordo di quale cicloviaggiatore) che diceva che la bici fa il ciclista. Questo e' il mio primo viaggio con una bicicletta diversa da quella che ho sempre usato. La mia vecchia Lombardo (ventimiglia) era una bici perfetta per il cicloturismo, leggera, resistente ecc... ma l'unico punto debole restano le ruote, trattandosi di un ibrido da corsa, se carichi troppo peso tendono a saltare i raggi e riesce a tenersi in piedi su un terreno non troppo dissestato, mentre su strada e' perfetta. La bici che ho scelto per questo nuovo viaggio (amantea) e senza dubbio piu' resistente, anche se leggermente piu' pesante, pero' mi da quella sicurezza di poter caricare piu peso, e in questo caso parliamo di acqua, poi oggi ho fatto 100km di sali e scendi, con un po' piu di sforzo del normale, ma ho anche approfittato del fatto di potermi permettere dei tratti sterrati (tipo downhill, immaginate la mia faccia con le borse cariche dietro ad ogni fosso o radice).

Ad ogni modo scappo perche non ho ancora scelto dove dormire questa notte (mi hanno indicato un posto vicino al  lake mackintosh che non sembra per niente male). Guardando la mia mappa la prossima citta che incrocio si trova vicino Hobart, diciamo all-incirca a 400km da qui, non credo di trovare un po di rete per degli aggiornamenti, pero vi dico che questi 400km passano in mezzo a due enormi riserve naturali, non credo che sara facile annoiarsi.

P.s.: io comuqnue gli australiani non li capisco, hanno un accento stranissimo!

Italian Coast to Coast from Roma to Pescara

"In natura un contorno non esiste, dunque la forma disegnata dall'artista non è un elemento realistico, ma una sorta di spettro"

G. De Chirico

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