lunedì 12 dicembre 2016

U.S.A. PARTE QUINTA - nella terra dei cowboy, dei coyote e dei cactus

L'Arizona era più o meno come l'avevo immaginata: cactus, cactus, cactus giganti, cactus nani, cactus sferici, quadrati, gialli, verdi, arancioni, ovunque, coyotes dalle 12.00 alle 5.00 a.m. e cowboys.

Qua se non possiedi un cavallo non sei nessuno.



E infatti doveva succedere che all'ennesima bucatura, senza più tip top e camere nuove alla disperata ricerca di una soluzione (e qua fate attenzione: perché è solamente nei momenti di totale disperazione che escono fuori le genialate) tento l'impossibile: faccio un nodo alla camera in prossimità della foratura in modo che l'aria non esca dal buco e che io possa almeno avvicinarmi alla città più vicina.
Mentre compio questa azione non senza difficoltà, ovviamente nel bel mezzo del nulla, da dietro le mie spalle sento il rumore di un cavallo che si avvicina.
- Stay your way - è la frase pronunciata con un assurdo accento dell'Arizona dal tipo che guidava il cavallo, io me lo guardo, come solo una siciliana sa fare e rispondo - Yes, I do - poi richiudo il copertone e lui ancora sopra il cavallo mi chiede cosa stessi facendo.
Gli spiego che non mi aspettavo di bucare una volta ogni 100 km maledicendo tutti i cactus intorno e che avendo finito sia le camere che le tip top sto cercando di ingegnarmi in qualche modo perché la prossima città (e per fortuna una ce n'è e ci sono vicina) è a 50 km da quel punto.
Se non conoscete un cowboy dell'Arizona non potete sapere di certo che sono infinitamente testardi e pieni di se, quindi mi dice di seguirlo perché lui mi avrebbe aiutata.
Non è che fossi preoccupata, solamente non capivo cosa potesse fare lui in mezzo a un campo di cactus in sella al suo cavallo.
Mi porta in prossimità della strada e si mette a gambe aperte, cappello in su e braccia tese. Rimane così sorridendo sotto il sole e facendo un occhiolino mentre io all'ombra di un cactus gigante me lo guardo e già penso a dove potermi accampare quella notte perché sono certa che rimarremo ad aspettare per parecchio tempo.
Fortunatamente poco tempo dopo un pick-up passa ed è costretto a fermarsi per non mettere sotto il tipo con tanto di speroni e stivali in pelle. A bordo due bionde, non credo nemmeno maggiorenni; sento che discutono un po', poi mr fantastic si gira verso di me e mi fa cenno di salire dietro la mia bici. Mi spiega che le due signorine mi avrebbero portata fino alla prima città, mi regala il suo cappello e mi saluta augurandomi un buon viaggio.



Ok, salgo la bici e mi posiziono sui sedili posteriori mentre le ragazze visibilmente seccate dalla mia presenza si scambiano complici sguardi.
Appena partiti una delle bionde chiama qualcuno al telefono - Yes dad, we carry a girl with a bike … yes we are going to wichensburg … - io sorrido da dietro il pickup e penso che a volte ho davvero tanta fortuna, stavano addirittura scendendo verso sud, esattamente dove volevo andare io.



Wickensburg è una cittadina in mano ai cowboy, ma per fortuna nel suo enorme centro commerciale riesco a rimediare un kit per riparare le forature e ne compro cinque scatole (che nella vita non si sa mai, il viaggio non è ancora finito e con la freccia dell'indiano ancora dietro chissà cosa può succedere).
Non ci sono molti posti a Wickensburg per dormire, a dire la verità non ce n'è nemmeno uno. Ma io sono davvero stanca e non ho voglia di girare a zonzo per delle ore solamente per trovare un buon posto dove stare. Così vedendo che tutta la città non è altro che un enorme e continuo ranch decido di incamminarmi per trovare una piazzola tranquilla.
Così trovo un posto abbastanza distante dalla città e allo stesso tempo non troppo lontano da camminare a lungo.
Il pezzo di terra è privato e un cartellone dice di pagare 3 dollari per dormire li dentro ma che è assolutamente vietato piantare la tenda.
Già ero abbastanza innervosita dal fatto di dover pagare per dormire in un pezzo di terra abbandonato senza nessun servizio, figurati se mi importava qualcosa di quel cartello; pago la mia quota, e la pago per il semplice motivo che avevo la forte sensazione di essere osservata e quindi volevo evitare noie nel bel mezzo della notte ed entro in quel ranch dove ad ogni passo si alzava il polverone con già la sensazione che non avrei dormito benissimo.
Solamente a mezzanotte mi accorgo di quanto fosse stato giusto dar retta a quel cartello e non alla mia testa. In quello spiazzo completamente vuoto comincia un concerto di ululati alla luna calante. Sono semplicemente agghiaccianti e terribilmente vicini alla mia tenda. Io non conosco per niente i coyote, ma con entrambi gli occhi aperti e una mano al coltellino tento di fare mente locale e cercare di ricordare se avevo cibo fresco che potesse attirarli.
Per fortuna nulla, il concerto finisce alle prime luci dell'alba e io finisco per passare la notte in bianco e così sarà per la successiva e quella dopo e quella dopo ancora nella mistica terra dei cactus, dei cowboy e dei coyote.

Alla fine capisco che ci vuole poco nella vita per essere felici, in quel particolare frangente della mia vita bastava il deserto, per questo decido che per rientrare a casa l'ultima tappa non poteva altro che essere, per dovere e piacere il deserto :) … non certo senza passare prima per la frontiera Messicana, ma questo in Arizona non lo sapevo ancora


Italian Coast to Coast from Roma to Pescara

"In natura un contorno non esiste, dunque la forma disegnata dall'artista non è un elemento realistico, ma una sorta di spettro"

G. De Chirico

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