mercoledì 18 marzo 2015

Outback New South Wales, Broken Hill

Ieri mattina all'alba ho preso un treno che da Sydney porta a Dubbo. I treni qua vanno davvero troppo lenti, devo dire che è stato abbastanza noioso veder scorrere immagini di sobborghi su sobborghi per le 4 ore successive alla partenza, e mentre passavo in mezzo a queste realtà "urbane" pensavo che in fondo la scelta di allontanarmi dalla città con un mezzo e non in bici è stata davvero giusta, atrimenti avrei perso tre giorni solo per uscire da questi centri abitati e senza vedere nulla di interessante.
Arrivata a Dubbo avevo la coincidenza con un bus che mi avrebbe portata dritta a Broken Hill. Ad aspettare l'autobus eravamo in trenta, si e no, il 60% era composto da aborigeni, poi c'erano signori vestiti con strani cappelli alla texana e altre i tre ragazzi zaino in spalla, di turisti nemmeno l'ombra.
L'autobus c'ha messo circa 10 ore per arrivare a Broken Hill, ora cercherò di descrivere quello che ho visto in queste dieci ore, anche se ancora non ci credo nemmeno io.

Le prime fermate che ha fatto erano abbastanza vicine tra loro, ogni mezz'ora, e ad ognuna di queste fermate è scesa per lo più gente aborigena e non è salito nessun altro. Dopo le prime tre fermate le distanze tra città e città hanno cominciato a farsi sempre più grandi, fino a quando tra una città e l'altra ci sono volute tre ore di bus. La strada ha cominciato a prendere un andamento totalmente rettilineo fino all'orizzonte, intorno solamente macchie di rosso e qualche albero basso a darmi il ben venuto nell'outback. I tre ragazzi zaino in spalla sono scesi in tre farm diverse, la loro faccia non era delle più felici, forse si aspettavano collegamenti migliori tra una città e un'altra, e io non ho potuto fare a meno di pensare con quale coraggio questi hanno deciso di passare i prossim mesi nel bel mezzo del nulla, anche perché si presentavano come persone che un lavoro manuale non l'hanno mai fatto in tutta la loro vita vita.
Alle 7.30 ha cominciato a calare i sole, lo spettacolo che ho visto è stato uno dei più belli in tutta la mia vita. Immaginate questa strada dritta fino all'orizzonte, ai bordi il nulla più totale, il sole cala all'orizzonte e il cielo si colora di rosso giallo e cobalto mentre le prime stelle brillano in alto. Eh lo so, ma non sono una scrittrice, non posso descriverlo meglio di così, ma vederlo li in quel momento mi ha fatto scendere una lacrima, è la prima volta che mi sento in Australia da quando sono atterrata.
Il buio non arriva subito, ma quando arriva avvolge ogni cosa, non riesco a vedere più niente, solo le strisce bianche che delimitano una corsia dall'altra e qualche track che sfreccia sulla corsia opposta. Il bus fa ancora due fermate in due pompe di benzina, a queste scendono degli uomini, poi spariscono avvolti totalmente dal buio, e mi domando dove siano andati, e tutto questo in un silenzio tombale, nessuno ha mai parlato in 10 ore di autobus. Solo un quadro di Hopper potrebbe descrivere alla perfezione questo momento.
L'ultima fermata è stata un'ora prima di arrivare a Broken Hill, è salito un signore, giacca e cravatta, alla cravatta aveva appeso un osso, non ho idea di cosa simboleggiasse. Sotto l'autobus si era riunito un gruppo di bambini aborigeni a mo di "scugnizzi" napoletani, mi è salita leggermente l'angoscia. Arrivare in una città nel bel mezzo del nulla a mezzanotte circa e non sapere dove dormire, con la bicicletta inscatolata e da montare e due bagagli che pesano più di me e sopratutto aver capito che qui la legge è diversa, non sono più in territorio "bianco". Mi è salito il groppo in gola, per la prima volta in questo viaggio ho pensato seriamente di essere entrata in una zona pericolosa. Vado dall'autista e gli chiedo gentilmente se può fermarsi prima di arrivare in città, ho visto che c'è un campeggio qualche km prima. Lui con la stessa espressione che gli vedo da quando siamo saliti sul bus mi fa cenno di si con la testa, continuo a non capire perché nessuno parla. Fatto sta che per fortuna scendo in queste campeggio, butto la tenda da qualche parte nel buio e la pianto alla meno peggio … alzo gli occhi al cielo … quella è la via Lattea … quella è davvero la via Lattea e io la sto guardando senza telescopio, così tante stelle tutte assieme sopra la mia testa non le avevo mai viste, è uno spettacolo incredibile. Anche se stanca morta non entro subito in tenda, mi metto seduta su di una panca e mi godo questo spettacolo per un'oretta pensando che tra poche ore sarò li in mezzo al nulla e che loro saranno le miei uniche compagne di viaggio.

Adesso scrivo dalla biblioteca comunale della città. Sono già andata in commissariato, hanno voluto sapere quali saranno i miei spostamenti, mi hanno detto che non posso dormire dove voglio, è territorio aborigeno, mi hanno indicato due punti sicuri dove poter piantare la tenda e mi hanno avvisata di non uscire da quella zona. Mi hanno chiesto con quanti litri di acqua ho intenzione di partire, hanno chiamato la stazione di polizia che sta dall'altra parte dell'outback, mi hanno detto di stare attenta ai dingo, che se ne vedo uno devo scappare più lontano che posso senza fiatare, devo solo correre. Mi hanno fatto vedere il meteo, tuttavia sono fortunata, oggi ci sono 45°, ma domani ce ne saranno 35°, devo per forza non superare i tre giorni perché le temperature saliranno sempre di più. Mi hanno ovviamente avvertita che la crema solare è la cosa più importante dopo l'acqua.

Adesso devo fare la spesa, comprare l'acqua e cercare di sistemarla bene sulla bici, in modo da non rompere i portapacchi. Sicuramente butterò via i jeans e qualche calzino, oltre l'asciugamano e tutto quello che non deserto non mi serve.

Il prossimo aggiornamento sarà dall0altra parte dell'outback tra 350km

un train road

l'alba dal posto dove ho dormito, i colori sono uno spettacolo

1 commento:

Italian Coast to Coast from Roma to Pescara

"In natura un contorno non esiste, dunque la forma disegnata dall'artista non è un elemento realistico, ma una sorta di spettro"

G. De Chirico

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