domenica 29 marzo 2009

Le città e gli occhi

Dalle "Città invisibili" di Italo Calvino

Gli antichi costruirono Valdrada sulle rive d'un lago con case tutte verande una sopra l'altra e vie alte che affacciano sull'acqua i parapetti a balaustra. Così il viaggiatore vede arrivando due città: una diritta sopra il lago e una riflessa capovolta. Non esiste o avviene cosa nell'una Valdrada che l'altra Valdrada non ripeta, perchè la città fu costruita in modo che ogni suo punto fosse riflesso dal suo specchio, e la Valdrada giù nell'acqua contiene non solo tutte le scalanature e gli sbalzi delle facciate che s'elevano sopra il lago ma anche l'interno delle stanze con i soffitti e i pavimenti, la prospettiva dei corridoi gli specchi e gli armadi.
Gli abitanti di Valdrada sanno che tutti i loro atti sono insieme quell'atto e la sua immagine speculare, cui appartiene la speciale dignità delle immagini, e questa loro coscienza vieta di abbandonarsi per un solo istante al caso e all'oblio. Anche quando gli amanti danno volta ai corpi nudi pelle contro pelle cercando come mettersi per prendere l'uno dell'altro più piacere, anche quando gli assassini spingono nelle vene nere del collo e più sangue grumoso trabocca più affondano la lama che scivola tra i tendini, non è tanto il loro accoppiarsi o trucidarsi che importa quanto l'accoppiarsi o il trucidarsi delle loro immagini limpide e fredde nello specchio.
Lo specchio ora accresce il valore delle cose, ora lo nega. Non tutto quello che sembra valere sopra lo specchio resiste se specchiato.
Le due città gemelle non sono uguali, perchè nulla di ciò che esiste o avviene a Veldrada è simmetrico: a ogni viso o gesto rispondono allo specchio un viso o un gesto inverso punto per punto. Le due Valdrade vivono l'una per l'altra guardandosi negli occhi di continuo, ma non si amano.

mercoledì 25 marzo 2009

EX TEMPORE







L'interesse per l'area 27 Urbanvoids nasce dall'osservazionetipologica del tessuto urbano di questo quartiere (prendendone in osservazione altri tre si può infatti notare la differenza tipologica e l'effettiva mancanza di una pianificazione dell'area presa in considerazione da me).



La mia idea progettuale è volta a creare un edificio che sia contemporaneamente un polo metropolitano attivo nella ricerca e che allo stesso modo sia provvisto di spazi addetti a scopo ricreativo ed utili come punto di incontro. Non un vero e proprio centro polifunzionale, quanto invece un intervento che racciuda al suo interno la principale funzione di ricerca (nell'albito del riciclaggio) ed attorno altre volte a diversi scopi, ad esempio zone per esposizioni sempre sul riciclaggio, o applicazioni funzionali riguardo lo stesso argomento.



Dunque la creazione di un centro (la cui forma architettonica gioca sui corridoi pubblici interni ed esterni ai quali sono connessi blocchi funzionali) che riprende l'idea di trasparenza e di riutilizzo del verde con annesse piazze e punti d'incontro.






La prima idea ...


... è sempre la più confusa

venerdì 13 marzo 2009

Un salto in Giappone


La Weekend house Alley sorge a Kamakura (nei dintorni di Tokyo), concepita ed idealizzata dal gruppo di architetti Chiba Manabu Architects http://www.chibamanabu.jp/


Il complesso, composto da sette edifici, rivela in ogni dettaglio un carattere profondamente poliedrico; al suo interno sono presenti: alloggi multifamiliari ma anche strutture commerciali (le strutture commerciali possono mutare la loro funzione e trasformarsi in uno spazio per uffici).

Tutto ciò va in contrasto con l'idea dei moderni centri commerciali che sovrastano la città come torri d'avorio, con spazi giganteschi che inglobano le persono nel vortice del consumismo, questo complesso vuole essere uno spazio commerciale che si apre verso la città, attirandola a se con la purezza e la geometria delle forme.


Il motivo per il quale ho deciso di inserire questo progetto come un punto critico da analizzare e magari dal quale prendere spunto per il nostro futuro progetto non risiede nella forma in se del complesso, ma della funzione, in relazione al concetto di mixitè affrontato nella lezione di mercoledì scorso.

Spesso c'è la tendenza di approcciarci ad una cultura così distante e diversa dalla nostra quasi ad esprimere un sentimento di totale distacco, come se quel periodo, pur appartenendo alla nostra epoca, sia situato in un contesto così impercettibile alla nostra fisicità che può anche non riguardarci. Invece ritengo utile prendere spunto dal loro concetto caratterizzato dal mixitè di uso del suolo, in questo caso di un piccolo quartiere, il tutto al fine di avviare un esperimento urbano

lunedì 9 marzo 2009

A microview


Il primo approccio fisico con l'area di nostro interesse è stato ovviamente un sopraluogo che ho effettuato con il mio collega Nejo quando ci siamo avventurati in bicicletta nello stralcio di zona con le caratteristiche di una microcittà che comprende tipologie edilizie poco consolidate, caratterizzate sopratutto da un evidente abusivismo che prende piede in tutta la zona e che si espande sopratutto nell'area compresa tra la ferrovia e il parco di Centocelle.
Nell'aria erano presenti una serie di microvuoti, tutti interessanti, sopratutto data la vicinanza tra essi e le diverse problematiche che li caratterizzano.
Le considerazioni generali che posso tirar fuori da questa piccola visione sono di ordine più ambiantale/prospettico che urbanistico o architettonico vero e proprio.

Italian Coast to Coast from Roma to Pescara

"In natura un contorno non esiste, dunque la forma disegnata dall'artista non è un elemento realistico, ma una sorta di spettro"

G. De Chirico

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