martedì 14 aprile 2015

I traumi del rientro alla "normalità" - Post viaggio

Tutti pensano che la cosa difficile di un viaggio sia quella di comprare un biglietto per una destinazione a caso, mettere quattro cose in valigia, salutare amici, amanti e parenti e dire addio alla "normalità" della vita quotidiana: un letto caldo, il supermercato dietro casa, una doccia al giorno, il relax quotidiano dopo il lavoro, una serata con le vecchie conoscenze, poter parlare la propria lingua senza incomprensioni di base, avere tutto a portata di mano … cose di tutti i giorni.
La decisione volontaria di lasciare queste certezze potrebbe erroneamente essere vista come la preoccupazione principale di chi si appresta ad affrontare un percorso che non ha un vero e proprio domani, perché ogni giorno è diverso dall'altro e fondamentalmente non ci è dato sapere chi o cosa incontreremo durante la strada, dove l'unica certezza è che dormire in un letto caldo e fare una doccia sarà visto come un giorno di festa nazionale. 
In realtà è solo la preoccupazione dei parenti più stretti, chi viaggia si preoccupa di ben altre cose.

Nessuno pensa che l'uomo in realtà è nato nomade, che fino a qualche secolo fà si serviva di una candela per fare "tardi" la sera, che il domani era una continua sfida contro l'ignoto; nessun supermercato dietro l'angolo, nessuno spreco di acqua, nessun utilizzo di pillolette per dormire meglio la sera, la gente non soffriva di attacchi di panico e/o ansia essenzialmente perché aveva altre cose a cui pensare e non perché ha ricevuto solo 20 pollici alti su fb e l'amico con la stessa foto ne ha 92 (e a proposito una volta una tipa con cui ho parlato mezza volta nella vita reale mi ha richiesto l'amicizia e io non ho accettato, fondamentalmente perché quello che poteva interessarle era tutto quello che metto in pubblico e non la mia vita "privata", non solo ha ritirato la sua richiesta pensando di farmi un grandissimo torto, ma ora non vuole parlarmi nemmeno quando ci incrociamo per strada)

Siamo bombardati costantemente da pubblicità di crociere di lusso, ma dicono alla portata di tutti, depliant di resort abusivi immersi in una riserva naturale, immagini di paradisi tropicali che possono essere nostri, e di altre 350 persone, per qualche giorno alla modica cifra di un iPhone; ve lo ricordate quando prima che uscissero fuori tutti gli attentati andava di moda il villaggio turistico, ed in particolar modo sharm el sheikh?
Ecco, chi di solito non ha questa disponibilità economica si dedica al più "selvaggio" campeggio, che a differenza di quello che praticano i vicini cugini francesi, tedeschi o inglesi, per noi si limita a fare un mini trasloco (solo l'essenziale: color tv 35 pollici, modem, impianto stereo) nel più vicino appezzamento di terra di fronte al mare, solo noi, i gabbiani e i ragazzini che strillano per una partita a pallone.
Poi c'è un'altra forma di turismo, questa volta più intelligente, che è quello di chi compra una guida (sarebbe più intelligente non comprarla affatto, tanto credetemi è solo pubblicità ai posti che hanno i soldi per sponsorizzarsi e il rischio di incappare in una fila chilometrica di altri fessi che come noi hanno comprato la guida per ammirare un monumento del quale tanto non ci ricorderemo mai una volta tornati a casa), si prende qualche giorno di ferie e lo passa in una bella capitale o semplicemente in qualche angolo di natura non ancora assediato dall'abusivismo edilizio.

La differenza tra viaggiatore e turista è comunque più semplice ancora: il primo non prenota mai niente, il secondo non dimentica di mettere nella valigia la pinzetta degli occhi.

Nella vita però si fanno delle scelte, o forse è meglio dire che la vita ci costringe a trovarci di fronte a delle scelte, quindi o si è viaggiatori o si è turisti. Una volta pensavo che le cose fossero trasversali, nel senso che fatto un viaggio questo si potesse mettere di lato, ricordando le belle esperienze tramite le foto e gli aneddoti, tornando alla vita di sempre come se nulla fosse successo. 
Ma chi poteva immaginare che si potesse soffrire di mal di viaggio?

Post viaggio, top list dei traumi di un viaggiatore italiano nel 2015

1- Perdere la cognizione del tempo e del luogo: dove sono, che ore sono, che giorno è. Quando si è in viaggio il dove sono e che ore sono determinati solo dal fattore cosa ho visto, dove mi trovo sulla mappa, quante ore mi rimango prima del tramonto, dove soffia il vento domani, chissà se ho fatto male a prendere questa strada in the middle of nowhere invece che quella che passava in mezzo a 4 città e due centri commerciali. A casa sembra strano, ma c'è un orologio, si pranza e si cena e una determinata ora e non quando si ha davvero fame! Non puoi andare a letto alle 19.30, non lo fa nemmeno tua nonna!

2- Le priorità della vita cambiano: sveglia, caffè, lavoro, che facciamo stasera. Viaggiare per molto tempo inverte le priorità che davamo alla nostra vita. Che facciamo è il pensiero immediato del mattino, e l'abitudine a svegliarsi all'alba è difficile da cancellare; nel mio caso è sfogliare il giornale in cerca del qualsiasi lavoro. Si, le priorità cambiano, il caffè da carburante necessario ad iniziare la giornata è diventato il momento di svago, tra un annuncio ed un altro che proprio non riesci a capire, ma perché devo avere un master in economia aziendale per lavorare come magazziniere? Un lavoro fisso, oltre che impossibile da trovare, ti annoierebbe pure, cerchi un lavoro che ti permetta di mettere qualcosa di lato, in attesa di partire nuovamente, eccola la priorità della tua vita

3- Ritorno all'adolescenza, nessuno ti capisce: ma non sei stanca? Non ti vuoi riposare? E adesso ti metti a cercare un lavoro serio e così ti sistemi, vero? No, chi viaggia sa che la vita è troppo breve per riposarsi. Non ne basta una per vedere tutti gli angoli sperduti del mondo, figurati se c'è tempo da perdere a cercare di immaginarsi vestiti bene dentro lo studio di un amico di un amico di un amico, che poi ti paga in buoni pasto perché in questo momento non c'è budget per il tuo essenziale lavoro nella catena di montaggio

4- I tuoi genitori ti mandano messaggi subliminali: ma come era la situazione li giù? Ergo visto che ci stavi potevi rimanere lì e trovare finalmente il tanto desiderato lavoro dei nostri sogni. Tu invece pensi che lì un magazziniere lo pagavano un botto di soldi e che in due mesi avresti accumulato abbastanza per restare in vita altri sei in giro per l'emisfero sud

5- Tutto cambia e tutto rimane uguale: non è successo niente. Durante i tuoi mesi di assenza dai normali riti sociali sembra che sia successo di tutto e di più. Gente che si lascia, situazioni assurde che si sbrogliano, persone che non senti da settimane e che ti dicono "non puoi capire cosa è successo!" e poi in realtà è successo che nell'ultima puntata di breaking bad Walter viene preso. Quando stavi in viaggio gente più assurda di quella di una serie tv era all'ordine del giorno, ma poi quando racconti certe cose nessuno ti sta a sentire, ti guardano come se venissi da uno strano pianeta ... "però se vuoi ce lo rivediamo assieme, sai che figo i narcos nel deserto"

6- Disagio sociale: persone, cose, strade non saranno mai più le stesse. Quanto spesso ci incazziamo per cose alla fine banali, tipo chi di voi non ha mai pensato "guarda te quella maledetta che prima mi sparla e poi mi viene a salutare con un sorriso da plastica facciale". Nella solitudine delle giornate passate a pensare "dove posso piantare la mia tenda senza che incappi nel rischio che un pazzo serial killer possa passare nel cuore della notte e uccidermi" quelle persone che prima erano nella balcklist sono state totalmente cancellate, quindi ci rendiamo conto dell'inutilità di certe dinamiche sociali e al ritorno possiamo anche passarci sopra, della serie mi faccio i fatti miei che campo meglio e in salute. Mentre quella caffettiera che prima ci sembrava uno strumento di precisione adesso viene riempita fino all'orlo o lasciata mezza vuota, perché tanto che importa, il caffè esce lo stesso, di ciofeche ne ho bevute così tante! In tutto ciò quando passeggi per strada ti aspetti che un serpente esca fuori da un tombino o un sacchetto di plastica viene scansato come fosse un animale morto sul ciglio della strada, ti rendi conto di cosa è quando aspetti il tanfo, ma questo non arriva

Quindi chi viaggia pensa al futuro, ma per qualche strana ragione non riesce a immaginare un futuro lontano, si limita a riflettere su quale potrebbe essere la sua "casa" da qui ai prossimi mesi. E nell'attesa di mettere nuovamente qualcosa di lato io sogno e grazie alla tecnologia immagino già di trovarmi a 10.000 km da queste certezze, che alla fine chi viaggia tenda e sacco a pelo più che certezze le può chiamare agi 

ringraziamo Ben Whyte per la foto

sabato 21 marzo 2015

deserto australiano

Io un'avventura così non l'ho mai vissuta e non credo ricapiterà mai più in tutta la mia vita, anche se spero proprio di si. Dicevo che mi trovavo a Broken Hill e che l'indomani sarei partita per 350 km di outback direzione Melbourne. La polizia mi aveva avvisata fondamentalmente di stare attenta a tre cose importantissime:
I - acqua, minimo 5 litri al giorno
II - non dormire fuori dai confini "bianchi", il resto è territorio sacro per gli aborigeni e potrebbe succederti qualcosa di brutto se ti accampi li, anche se non ho capito a quale territorio si riferivano, quindi mi hanno segnato due punti dove potevo stare tranquillamente, ma neanche troppo. Il primo è una rest area a 160 km dalla città, il secondo è una pompa di benzina gestita da una signora, non è un campeggio ma hanno chiamato la signora e lei ha detto che non c'era problema se piantavo la tenda dietro casa sua. Mi hanno detto che se optavo per la rest area dovevo stare attenta ai dingo, quelli so davvero pericolosi, non ci credete? Sta scritto pure sulle cartine, anche se io la recinzione l'ho vista ed è vero che è infinita credo comunque sia troppo bassa, cioè non saranno mica 50 cm di steccata a bloccare un dingo affamato … vabbè per fortuna non ne ho visti.
III - crema solare
Il punto primo è andato alla grande, anzi mi è avanzata anche qualche bottiglia, non ha fatto eccessivamente caldo perché un vento forte in direzione sud (che felicità io vado in direzione sud), ma per fortuna freddo ha reso la giornata poco bollente, altrimenti mi aspettavano 35-40 gradi, quindi ho bevuto solo 3 litri anche se per fare 130 km ci ho messo 13 ore (no non scherzo, tredici). Il punto terzo è andato malino, mi sono ustionata la faccia, non che prima non lo fosse, ma mi sono ustionata anche peggio di prima, crema solare +30 ti butto nel cesso, non servi a niente, anche se credo sia stata più colpa del vento che del sole. Il punto secondo … a beh, questo merita troppo.
Non volendo dare disturbo alla signora e temendo che non fosse altro che una piccola truffa, della serie arrivo e mi fai pagare 60 dollari per dormire nel tuo giardino, decido di alzarmi alle 5 del mattino e correre verso la rest area a 160 km dalla città, se finisco i soldi prima di arrivare a Melborune, dingo o non dingo sono morta comunque. Povera illusa. Appena uscita dal perimetro cittadino mi rendo immediatamente conto che con quel vento non sarei andata molto lontana e già mi vedo dare in mano i pochi soldi che tengo di lato per arrivare a Melbourne alla signora della pompa di benzina. Mi faccio diversi conti su come sopravvivere mangiando solo pane per 900 km e pedalo tutto il giorno con questo pensiero. Nel fra tempo alla mia destra e alla mia sinistra scorrono immagini uniche che non rivedrò mai più da nessun altra parte nel mondo, come rosso, rosso, rosso, rosso, alberi bassi, volpi, emu, scheletri, canguri giganti, rettili strani avvoltoi (credo). Mi viene da piangere, cioè ma davvero lo sto facendo? Si … ho appena realizzato uno dei sogni della mia vita.
Sono le 6 del pomeriggio, gli ultimi due km li faccio a piedi, non ce la faccio pià, sono morta. Arrivo alla pompa di benzina e ci sono due tipi seduti fuori con birra in mano e sigaretta nell'altra e un autista dei trucks intento a ingozzarsi di patatine prima di ripartire. La signora avrà tipo cinquant'anni, capello biondo raccolto, smanicata, sigaretta in bocca, occhio torvo, mi piace. Il signore seduto accanto deduco immediatamente sia il marito, ha solo gli incisivi, un tatuaggio illeggilibile a braccio, una canotta che lascia intravedere le ustionature del giorno prima.
Lei mi dice subito - ahhhh the young lady from broken hill, i was waiting for you! (N.B.: Young, mi sento immediatamente meglio, credo che mi siano spuntate all'incirca 14 rughe in più in questi ultimi due mesi)
E io penso subito - ecchila la, si so io la gallina dalle uova d'oro
Mi tiene subito presente che non è un caravan park, io rispondo che non mi importa, voglio solo piantare la tenda e sprofondare nel sacco a pelo, domani avrò la stessa identica giornata. Lei mi fa le solite domande, ovviamente da dove vieni, cosa ci fai qua, perché sei masochista, qual'è il tuo segno zodiacale … le solite cose, poi prende la mia cartina e comincia a indicarmi quali sono le strade più fighe per arrivare a Melbourne, e già capisco che forse potremmo essere amiche. Il marito tenta un approccio colloquiale, ma io non capisco una mazza di quello che dice. Allora lei mi indica il retro della caffè/pompa di benzina/pub illegale/attrazione principale della regione/spaccio di farmaci illegali e dice che posso piantare la tenda li, hanno un cane da guardia, se arrivano i dingo ci pensa lui ad avvisarci (ottimo penso, tanto io in tenda avrò il tempo di scappare sicuramente, per andare dove poi non lo so). Poi mi indica il caffè e mi dice di sedermi che mi prepara qualcosa e mi porta una birra (si, qua sono fissati con le cicliste che bevono birra). Mentre mangio mi racconta della sua vita, anche di quella passata, il marito interviene ogni tanto e io continuo a non capirlo, appena scopre che sono italiana mi parla della mafia, è la prima che sento nominare mafia e malocchio da quando sto qua, nella stessa frase invece è la prima volta. Bellissime persone comunque, davvero, avevo le lacrime agli occhi, due personaggioni che non credo troverò da nessun altra parte, degni di un film. Lei continua a fissarmi, poi chiama con una radiolina qualcuno e poi mi dice che ha chiamato il suo amico autista di truck che questa notte mi porterà una crema +50 un dopo sole e una cappello alla texana (ne volevo uno da quando sono arrivata). Io sono dispiaciutissima, cioè mi scocciava dare così disturbo a questa gente e le chiedo di lasciar stare, che non fa niente, domani andrà meglio. Lei mi dice che una come me, che ha fatto tutta questa strada non deve chiedere niente, ma sono gli altri che mi devono dare tutto (nello specifico non ho ancora capito cosa volesse dire, però figo). Fumiamo 18 sigarette di seguito, continuamo a parlare e a bere birra mentre il sole tramonta e il cielo si colora di nuovo di quelle tonalità che solo nell'otback ci sono, solo qua in tutto il mondo, ed è uno spettacolo pazzesco. Io mi accorgo che è tardissimo, chiedo il conto per poi andare a letto, lei mi dice - ma scherzi? Non voglio nemmeno un soldo da te! - io mi sento in colpa per aver pensato tutte quelle cattiverie prima di arrivare qua, non posso far altro che abbracciarla (anche se puzzavo di capra morta) e dirle grazie dal profondo del cuore, ma non per i soldi, ma perché gente così che ti riempie la giornata non la incontri ad ogni angolo di strada… poi qua di strada ce n'è una e senza angoli; pensa gli unici due abitanti per i prossimi 200 e passa km, e li ho beccati io, questo continua ad essere quel bellissimo film che voglio vedere al cinema.
La seconda giornata mi sono accampata alla meno peggio sotto un albero e ho pregato che i dingo non avessero fame e che gli aborigeni non si accorgessero della mia presenza, per fortuna, o io non ho sentito niente, oppure non è successo niente, perché dopo un coma di 10 ore filate sono ancora viva e fuori dall'outback. La notte mi sono messa per non so quanto tempo fuori col sacco a pelo (fa un freddo terribile appena va via il sole) a guardare il cielo, le stelle partono dalla linea dell'orizzonte e coprono tutta la volta, non lasciano nemmeno un cm libero per immaginare altre stelle lontane, sono tutte li presenti, me l'ha detto anche il mio astrolabio che avevo portato per questa occasione, quello che davvero non mi aspettavo è di poter vedere la via lattea ad occhio nudo, cioè la nube con quella forma in cielo tipo di S che si vede ad occhio nudo … macché ve state a vedè ancora interstellar! Andate nell'outback!!!
A parte tutto, il mio vero vero vero sogno era quello di andare a Uluru, purtroppo nella vita a parte la faccia tosta, a parte il coraggio, a parte una discreta conoscenza di tecniche di sopravvivenza, a parte l'incoscienza, a parte la fortuna bisogna averci anche i soldini e io quest'ultimo punto lo lascio stare. Turisti di tutto il mondo che avete reso questo luogo di culto prima un monnezzaro per i poveri aborigeni che lo tenevano sacro e secondo il posto più caro dell'Australia, e l'Australia è cara davvero, non ve lo dico cosa penso, però abbiate coscienza di quello che state facendo a questo popolo, non palo degli inglesi ovviamente. Per il resto si vede che dovrò tornare prima o poi, Uluru è li che mi sta chiamando, vedremo in futuro cosa posso fare per raggiungerla.

mercoledì 18 marzo 2015

Outback New South Wales, Broken Hill

Ieri mattina all'alba ho preso un treno che da Sydney porta a Dubbo. I treni qua vanno davvero troppo lenti, devo dire che è stato abbastanza noioso veder scorrere immagini di sobborghi su sobborghi per le 4 ore successive alla partenza, e mentre passavo in mezzo a queste realtà "urbane" pensavo che in fondo la scelta di allontanarmi dalla città con un mezzo e non in bici è stata davvero giusta, atrimenti avrei perso tre giorni solo per uscire da questi centri abitati e senza vedere nulla di interessante.
Arrivata a Dubbo avevo la coincidenza con un bus che mi avrebbe portata dritta a Broken Hill. Ad aspettare l'autobus eravamo in trenta, si e no, il 60% era composto da aborigeni, poi c'erano signori vestiti con strani cappelli alla texana e altre i tre ragazzi zaino in spalla, di turisti nemmeno l'ombra.
L'autobus c'ha messo circa 10 ore per arrivare a Broken Hill, ora cercherò di descrivere quello che ho visto in queste dieci ore, anche se ancora non ci credo nemmeno io.

Le prime fermate che ha fatto erano abbastanza vicine tra loro, ogni mezz'ora, e ad ognuna di queste fermate è scesa per lo più gente aborigena e non è salito nessun altro. Dopo le prime tre fermate le distanze tra città e città hanno cominciato a farsi sempre più grandi, fino a quando tra una città e l'altra ci sono volute tre ore di bus. La strada ha cominciato a prendere un andamento totalmente rettilineo fino all'orizzonte, intorno solamente macchie di rosso e qualche albero basso a darmi il ben venuto nell'outback. I tre ragazzi zaino in spalla sono scesi in tre farm diverse, la loro faccia non era delle più felici, forse si aspettavano collegamenti migliori tra una città e un'altra, e io non ho potuto fare a meno di pensare con quale coraggio questi hanno deciso di passare i prossim mesi nel bel mezzo del nulla, anche perché si presentavano come persone che un lavoro manuale non l'hanno mai fatto in tutta la loro vita vita.
Alle 7.30 ha cominciato a calare i sole, lo spettacolo che ho visto è stato uno dei più belli in tutta la mia vita. Immaginate questa strada dritta fino all'orizzonte, ai bordi il nulla più totale, il sole cala all'orizzonte e il cielo si colora di rosso giallo e cobalto mentre le prime stelle brillano in alto. Eh lo so, ma non sono una scrittrice, non posso descriverlo meglio di così, ma vederlo li in quel momento mi ha fatto scendere una lacrima, è la prima volta che mi sento in Australia da quando sono atterrata.
Il buio non arriva subito, ma quando arriva avvolge ogni cosa, non riesco a vedere più niente, solo le strisce bianche che delimitano una corsia dall'altra e qualche track che sfreccia sulla corsia opposta. Il bus fa ancora due fermate in due pompe di benzina, a queste scendono degli uomini, poi spariscono avvolti totalmente dal buio, e mi domando dove siano andati, e tutto questo in un silenzio tombale, nessuno ha mai parlato in 10 ore di autobus. Solo un quadro di Hopper potrebbe descrivere alla perfezione questo momento.
L'ultima fermata è stata un'ora prima di arrivare a Broken Hill, è salito un signore, giacca e cravatta, alla cravatta aveva appeso un osso, non ho idea di cosa simboleggiasse. Sotto l'autobus si era riunito un gruppo di bambini aborigeni a mo di "scugnizzi" napoletani, mi è salita leggermente l'angoscia. Arrivare in una città nel bel mezzo del nulla a mezzanotte circa e non sapere dove dormire, con la bicicletta inscatolata e da montare e due bagagli che pesano più di me e sopratutto aver capito che qui la legge è diversa, non sono più in territorio "bianco". Mi è salito il groppo in gola, per la prima volta in questo viaggio ho pensato seriamente di essere entrata in una zona pericolosa. Vado dall'autista e gli chiedo gentilmente se può fermarsi prima di arrivare in città, ho visto che c'è un campeggio qualche km prima. Lui con la stessa espressione che gli vedo da quando siamo saliti sul bus mi fa cenno di si con la testa, continuo a non capire perché nessuno parla. Fatto sta che per fortuna scendo in queste campeggio, butto la tenda da qualche parte nel buio e la pianto alla meno peggio … alzo gli occhi al cielo … quella è la via Lattea … quella è davvero la via Lattea e io la sto guardando senza telescopio, così tante stelle tutte assieme sopra la mia testa non le avevo mai viste, è uno spettacolo incredibile. Anche se stanca morta non entro subito in tenda, mi metto seduta su di una panca e mi godo questo spettacolo per un'oretta pensando che tra poche ore sarò li in mezzo al nulla e che loro saranno le miei uniche compagne di viaggio.

Adesso scrivo dalla biblioteca comunale della città. Sono già andata in commissariato, hanno voluto sapere quali saranno i miei spostamenti, mi hanno detto che non posso dormire dove voglio, è territorio aborigeno, mi hanno indicato due punti sicuri dove poter piantare la tenda e mi hanno avvisata di non uscire da quella zona. Mi hanno chiesto con quanti litri di acqua ho intenzione di partire, hanno chiamato la stazione di polizia che sta dall'altra parte dell'outback, mi hanno detto di stare attenta ai dingo, che se ne vedo uno devo scappare più lontano che posso senza fiatare, devo solo correre. Mi hanno fatto vedere il meteo, tuttavia sono fortunata, oggi ci sono 45°, ma domani ce ne saranno 35°, devo per forza non superare i tre giorni perché le temperature saliranno sempre di più. Mi hanno ovviamente avvertita che la crema solare è la cosa più importante dopo l'acqua.

Adesso devo fare la spesa, comprare l'acqua e cercare di sistemarla bene sulla bici, in modo da non rompere i portapacchi. Sicuramente butterò via i jeans e qualche calzino, oltre l'asciugamano e tutto quello che non deserto non mi serve.

Il prossimo aggiornamento sarà dall0altra parte dell'outback tra 350km

un train road

l'alba dal posto dove ho dormito, i colori sono uno spettacolo

sabato 14 marzo 2015

Sydney here we are … la fine di questa avventura?


Prima di oggi ho visto questo edificio a forma di vele (l'Opera House) solo un'altra volta, in un libro di testo mentre preparavo un esame di storia. Credo che sia uno di quei posti che non mi sarei mai aspettata di vedere nelle mia vita, troppo lontano, davvero troppo per andare a vederlo di persona; eppure adesso sono qua che scrivo questo post proprio sotto questo grande eficicio, che poi mi aspettavo più grande, mentre fino a tre anni fa sarebbe stato impensabile, adesso sono qua … che strana la vita vero?

Ad ogni modo, oggi è stata una giornata particolarmente difficile, anche se dovevo fare solo una sessantina di km, ma per me è sempre così, gli ultimi km sono sempre quello più difficili.
Ieri sera non sono riuscita a prendere sonno facilmente, mi giravo e rigiravo nella tenda pensando che l'indomani avrei finito quello che sto pianificando da parecchi mesi. La sveglia suona come sempre alle 6.00, tutto fuori è buio, ma io metto il frontalino decisa ad alzarmi ugualmente e meno male che l'ho messo, perché proprio di fronte l'uscita della tenda aveva deciso di fare un pisolino un piccolo serpente, di quelli che non sai mai quanto pericoloso possa essere. Stiamo a fissarci qualche minuto, poi decide finalmente di andare via e io posso finalmente andare in bagno, questo fatto me la doveva dire lunga sull'andamento della giornata. Tutto è pronto come al solito e dopo aver fatto colazione con un po' di pane (ho finito la nutella), mi avvio per affrontare la famosissima (ne sento parlare praticamente dalla Tasmania) Grand Pacific Drive e cioè una strada secondaria che porta dritti dentro la città che si inerpica a mo di tornanti trentini su di un colle che precede la City. il discorso è questo, che questi australiani io non so proprio come prenderli; è dall'inizio del viaggio che non faccio altro che sentire Up and Down, cioè come da noi quando non sai di che parlare la butti là sul tempo nuvoloso o sereno, qua se provi a fermare un passante e gli dici "ciao come stai" quello ti risponde "up and down". Dopo aver capito che non avrei fatto un solo giorno di pianura in tutto il viaggio mi sono da subito rassegnata e ho pensato che vabbè che sarà mai poi questa grand pacific drive che mi aspetta l'ultimo giorno … grosso errore sottovalutarla. Oltre alla stanchezza fisica che si è andata accumulando in questi giorni, non è che ho avuto poi modo di rilassarmi troppo, la giornata non prometteva niente di buono, nubi all'orizzonte e una buona dose di vento contrario e ovviamente l'up and down. Convinta del fatto che prima di passare in mezzo a questo parco naturale collinare potessi trovare un caffè aperto non mi sono allarmata più di tanto e sono partita con quel tozzo di pane in pancia e un po' di acqua pensando alla bella colazione che avrei fatto al primo di una lunga serie di caffè che avrei incrociato … è bello quando fai questi calcoli sbagliati, sopratutto se ha appena iniziato a diluviare, un vento freddo ti spinge forte nella direzione opposta e una serie di ciclisti odiosi con le loro bici da mezzo kg e la tutina elastica ti superano e ti gridano up and down! A un certo punto ho pensato pure di mollare la zavorra in qualche cespuglio e proseguire senza quei 40kg di roba che mi trascino da cinque settimane a questa parte, questo pensiero felice è stato quello che mi ha fatto andare avanti per 10 km senza accorgermene. Però se vi scrivo da qua vuol dire che la salita l'ho affrontata, in quattro ore e qualcosa, però l'ho affrontata, che nonostante mi sia persa 450 volte prima di riuscire a indovinare la strada giusta per il centro e ho rischiato di prendere la M1 che port ani aeroporto, ce l'ho fatta lo stesso e adesso mi crogiolo al sole per un paio di ore aspettando che Mirko mi venga a prendere per andare a casa e fare una … DOCCIA … di quelle che stai li dentro tipo cinque ore. Ma prima di questo volevo condividere qualche pensiero a caldo sul viaggio.

Prima di partire per questo ultimo viaggio avevo fatto qualche conticino, così per non essere del tutto impreparata. Non sapevo esattamente cosa potevo aspettarmi, non ho nemmeno chiesto troppe informazioni, anche perché ogni volta che ci provo in cambio ottengo solo una valanga di risposte inutili, o facilmente reperibili, o peggio ancora una dettagliata lista di tutti i possibili modi in cui posso morire, quindi è inutile chiedere, l'unico modo è rimboccarsi le maniche, prendere la bici e andare a vedere di persona.
Purttroppo o per fortuna l'Australia, come il mondo, è immensa, quindi ho dovuto fare delle scelte: in soli due mesi e con questo budget posso vedere questo questo e basta. Quindi per motivi di cui ora non mi ricordo assolutamente hp deciso che volevo vedere la Tamsania e Sydeney. Ho fatto un calcolo sulle probabilità di quasi tutti i casi improbabili e impossibili che possono combinarsi in un viaggio e ho pensato che mal cxhe andava in 60 giorni potevo fare 3.000km e fermarmi anche un attimo in alcuni posti più carini degli altri.
Io ho sempre viaggiato con la mia, oramai vecchia, Lombardo ventimiglia, che è l'oggetto più caro che possiedo in questo momento, però per questo viaggio avevo già deciso di affidarmi a un'altra bici, sempre Lombardo, l'Amantea 200 fitness bike, così perché mi piaceva il designe e perché secondo me non avrebbe deluso le aspettative di questo viaggio. Con l'aiuto del mio più caro biciclettaio, Diffusione due ruote, o meglio conosciuto come Pietro Nardone, l'uomo che non deve chiedere mai, che oltre ad essere il mio personale meccanico è diventato anche un caro amico e mi ha insegnato praticamente tutto su come riparare un bici, ho ottenuto lo sponsor della ditta Lombardo che mi ha spedito la bici direttamente qui in Australia. Gli altri sponsor sono venuti dopo in maniera del tutto spontanea e questo ha contribuito ad aumentare la mia autostima, facendomi pensare che alla fine quello che faccio non è utile solo a me, ma può essere davvero una nuova via, un nuovo modo di esplorare il mondo, e sopratutto che non sono pazza. Per non parlare di chi poi mi ha ospitata senza conoscermi, aprendo le porte di casa al mio totale disordine, e di chi, nonostante mi conoscesse abbastanza ha deciso lo stesso di ospitarmi (dai dai dai che poi non sono così antipatica come mi disegnano). A parte questi dovuti ringraziamenti vengo al sodo:

Io sento che questa esperienza mi ha dato molto, anche più di quello che mi aspettavo; i frutti di questa piccola fatica non posso vederli ora, ma sono sicura che verranno fuori al prossimo viaggio, perché ogni singolo km su questa due ruote non è altro che la somma di una serie di esperienze, belle e brutte, che tolte dal loro contesto, in questo caso la mia vita, non hanno molto senso, ma se vengono assimilate bene mi portano ad essere una parsona migliore e sono la cosa più preziosa che io possa avere. Ci sono stati giorni brutti, errori che avrei preferito evitare, ma senza questi momenti non può esserci un vero percorso di vita; gli errori vanno fatti, solo così ci si rende conto di dove abbiamo sbagliato, senza paura, quindi a tutti quello che dicono che una cosa è troppo difficile, o impossibile da fare, o quelli che vantano di aver fatto a loro detta "grandi imprese" dite semplicemente: vabbè, bella per te, io ci provo, se poi va bene te lo racconto.

_In totale ho montato e smontato la tenda 28 volte, il che vuol dire che ho dormito in 28 posti diversi. Avete idea di che vuole dire svegliarsi la mattina e vedere dalla "finestra" un panorama sempre diverso? Se la risposta è no dovreste provarci almeno una volta nella vita
_Ho conosciuto un sacco di gente di originalità differente, alla fin dei conti è delle persone che ti ricordi, anche più dei luoghi, sono culture completamente diverse che servono ad ampliare i tuoi orizzonti
_Ho attraversato mari (oceani), montagne, campagne, foreste pluviali, distese verdi e riserve
_Ho avuto escoriazioni di tutti i tipi e misure
_Ho affrontato la mia paura dll'acqua e ho fatto il bagno nei fiumi, nei laghi e nei mai; mentre il terrore per i ragni quello no, quello rimane
_Ho passato diversi giorni in totale solitudine parlando a volte da sola a volte coi canguri
_Su 28 giorni 8 li ho passati in campeggio, il resto in qualche posto in mezzo al bush
_Ho stilato una classifica delle migliori frasi che mi hanno detto:
1 a quindi sei in Tasmania in vacanza? In bicicletta? No, non è una vacanza
2 cosa cerchi in Australia? Avventura?
3 Io - sembro uscita da una giunga; Silvia - perché da dove vieni?
4 non c'è niente da quella parte, dove hai dormito nel bush? davvero? da non credere
_I migliori incontri sono stati quelli con due pescatori che mi hanno regalato del pesce fresco, con una coppia di gay che mi ha raccontato di come hanno vissuto il 68, con una coppia di hippie globe-trotter che mi hanno invitata a cena nel loro camper, con la proprietaria di un caffè che mi ha regalato pane e birre, con tutti quei motociclisti e autisti che mi suonavano per strada con il pollice alzato

Adesso io avevo promesso ai miei sponsor che avrei fatto prima il giro della Tasmania, e l'ho fatto, che poi sarei andata a Sydney, e l'ho fatto, e che per fare tutto questo avrei percorso all'incirca 3.000km in bicicletta, ma ne ho fatti solo 2.800 e siccome ogni promessa è debito, e io non ho mai debiti con nessuno, ho due settimane di tempo per tornare a Melbourne sempre in bicicletta, prendendo una strada diversa che taglia l'entroterra … non sarà il red centre ma potrò dire comunque di aver battuto un po' di terra rossa

lunedì 9 marzo 2015

Incontri particolari

Sono ufficialmente nel new south wales!!! Ma non è questa la cosa divertente che è successa e che volevo raccontarvi.
Di incontri strani in più di 2.000km di bici qui in Australia ne ho fatti parecchi, ma questo vale la pena scriverlo per intero:

Come al solito i miei calcoli sbagliati mi hanno portata a Genoa convinta che fosse un centro abitati, quindi mi sono abbuffata durante il giorno e ho pure consumato tuta l'acqua. Arrivo quindi in questa vivissima cittadina che vanta il titolo di ultima citò del Victoria, e anche ultima da qua a 200km, alla ricerca di un supermercato.
Dopo un paio di giri dell'isolato composto da una casa, una pompa di benzina, un piccolo mulino e un caffè comincio a realizzare che forse quello che cercavo non esiste.
Tuttavia tentar non nuoce e imbocco dentro questo caffè che sembra stare qua da quando i coloni hanno mezzo piede nell'isola; non ho neanche messo ancora piede dentro che la proprietaria mi strilla nel suo inconfondibile accento del sud cosa andavo cercando.
Le chiedo se potevo trovare un supermercato in zona e ovviamente mi fa cenno di no con la testa, però mi invita a sedermi per una birra e qualcosa da mangiare. Io che non amo questa bevando chiedo timidamente un caffè o un facsimile, lei mi guarda dalla testa ai piedi e mi dice di sedermi che mi porta una bella birra ghiacciata e un panino.
Come posso dire di no alla donna più aggraziata del Victoria? Praticamente era un incrocio tra Paltinette e un mastino napoletano, con tanto di braccia tatuale e un paio di rayban del dopoguerra.
Mi porta quello che lei aveva ordinato e poi mi chiede un po' della mia vita sedendosi accanto con la sua pipa accesa.
Le dico quello che ho fatto finora e quello che ho intenzione di fare nel mio futuro (la prossima settimana) e così scoppia a ridere, una risata soffocata a tratti dalla tipica tosse di chi fuma sigari a colazione e mi dice: Donna!!! Tu sei la cosa più interessante che vedo qua dal 1997, quando un gruppo di turisti inglesi si sono fermati a dormire qui perché troppo ubriachi e non si erano accorti che il loro amico era stato morso da un serpente.
Il tutto contornato ovviamente da vari fuco o altre parole di natura più burbera che non sto qui ad elencare.
Allora mi ha dato una serie di consigli su cosa fare e non fare e qualche indirizzo utile per la realizzazione del mio prossimissimo progettino che non voglio rivelare ora.
A un certo punto il suo cane, un enorme pastore tedesco, un po' malandato comincia a pulirmi la gamba con una serie di slinguazzate e lei lo rimprovera subito dicendogli: lascia stare questa ragazza! Lei è una che gli uomini se li mangia a colazione, lei ha le palle, mica come quel coglione che mi sono sposata!

Prima di salutarci mi riempie lo zaino di pane congelato e birra senza volere un soldo e mi dice che da qua a 200km sarà difficile trovare qualcosa che somiglia a un pasto, mi sorride, strilla qualcosa d'incomprensibile al cane e ci salutiamo.
E sono di nuovo in bici per una destinazione che non è nemmeno segnata sulla cartina, e rido come una scema perché sono la protagonista del film che vorrei vedere al cinema ma che non hanno ancora girato.

mercoledì 4 marzo 2015

Melbourne - Sydney via costa: prime impressioni

Non è stata proprio una sorpresa il fatto che in questi primi due giorni di viaggio io non abbia visto niente di interessante, un pochino me lo aspettavo; è per questo che ho deciso di mantenere una media dei 140km al giorno cercando di scappare il più in fretta possibile dall'influsso della grande città per trovarmi nuovamente in mezzo a qualche riserva o comunque a due passi dalla spiaggia che non deve essere per niente male, o almeno questo è quello che mi hanno detto.
Per raggiungere Sydney da Melbourne ci sono fondamentalmente due strade, o meglio, ce ne sono un milione, ma in bici è meglio prendere queste due. Una strada prende l'entroterra, è la più breve, ma anche la più noiosa, sempre a detta delle persone; una strada prende la costa, è la più lunga, ma in teoria c'è un sacco di roba dentro, quindi la più consigliata. Io ho scelto la seconda, più per allungare i tempi che per altro, perché in realtà ero molto curiosa di passare un po' internamente, però poi vediamo come si mette, intanto sto qua.
Uscire da Melbourne è stato davvero noiosissimo, 30 km di strada dritta e piatta e solo macchine e tir di fianco, per lo più non avendo un cartaceo decente dovevo fermarmi ogni 10 km a chiedere indicazioni per un paesino chiamato Koo Wee Rup, che ovviamente nessuno conosceva e l'unica persona che aveva un pochino capito dalla mappa dove poteva essere mi ha detto che ero totalmente pazza, era troppo distante per raggiungerlo in giornata.
In realtà qua hanno una strana idea delle distanze, credono che tutto sia distante, anche oggi che facevo colazione in un caffè la ragazza mi ha chiesto dove dovevo andare e poi mi ha detto che era davvero una luuuunga luuunga strada … non lo so, sono strani.
Ad ogni modo tornando a ieri alla fine ci arrivo a questo Koo Wee Rup, anche se non era proprio quello che mi aspettavo di vedere, per di più troppo vicino all'autostrada per poter trovare un posto dove piantare la tenda e decido di proseguire allungando di parecchio il chilometraggio, fino alla Phillip Island che tutti mi descrivevano come un piccolo paradiso. Non lo so, saranno stati i 140km di autostrada, 8 ore in sella senza musica, una fame incredibile o un'aspettativa troppo alta, ma a me questa Phillip Island non mi è piaciuta molto, sono stata pure un'ora a caccia di pinguini ma non ne ho visto nemmeno uno.
La sera pago per stare in un campeggio troppo caro (25 dollari mi sembrano eccessivi per un pezzo di terra e una doccia) e prendo subito sonno. Erano circa le 2 del mattino quando una folata di vento a 50km/h e una scarica di acqua ghiacciata mi ha svegliata di soprassalto. Ho fatto in tempo a rimettere il telo alla tenda prima che bagnasse tutte le mie cose e a legare la bici ad un albero perché praticamente il vento la stava trascinando (no davvero, qualcosa di incredibile), ho evitato anche un pezzo di metallo del barbecue che stava puntando proprio verso la mia faccia (a volte vorrei una telecamera fissa, sai le risate a rivedere certe scene), mi chiudo in tenda e prego che smetta al più presto possibile anche perché prendere sonno era impossibile, dovevo tenere la tenda salda a terra se no volava tutto di nuovo. Accendo il cellulare e scopro dal meteo che in realtà nulla da fare, sarebbe durato fino all'indomani sera, quindi ho dormito una cosa come 3 ore e alle 7 del mattino sono riuscita a ripartire, tanto che mi si chiudevano gli occhi ad ogni curva.

Però però però tutto bene quel che finisce bene, sono riuscita finalmente a trovare un po' di pace e a respirare un po' di aria pulita, tanto che adesso mi trovo ben distante da Melbourne, all'incirca 280km e finalmente riesco a vedere degli spazi aperti. Da qua in poi dovrei incrociare sempre meno i centri urbani e cominciare a vedere un po' di cosette interessanti.

La mia tenda questa mattina prima di partire

Dove mi trovo adesso

lunedì 2 marzo 2015

La pagella della Tasmania

La Tasmania è un'isola … no scherzo, scrivo un post serio.

A parte il fatto che è un'isola la dividerei in quattro parti, in linea di massima prendendo in considerazione le strade che portano la nomenclatura A e B, se no diventa complicato spiegare in breve cosa ho visto: Nord-Ovest (da Devonport al Lago St. Claire), Sud (dal Lago St. Claire ad Hobart), Est (da Hobart a Bicheno), Nord-Est (da Bicheno a Devonport)

_Nord-Ovest: voto 9/10

la prima settimana per i cicloviaggiatori, o forse solo per me, non lo so, è tremenda; il fisico si deve abituare a trascinare kg su kg di peso morto, perché anche se io porto l'essenziale questo "essenziale" è sempre troppo e nel mio caso essendo partita il giorno dopo il mio arrivo a Melbourne c'era pure il fattore jatlag (che sinceramente vista la situazione non ho ancora capito cos'è, perché soffro pure il mal di mare, quindi non so bene se le cause del coma profondo della prima notte con risveglio improvviso alle 4.00 del mattino siano dovute al fattore fuso orario o mal di mare). Nonostante questo il Nord-Ovest è stata la parte che più ho apprezzato della Tasmania.
Tanta montagna (e io amo la montagna), tanta natura, foreste pluviali, riserve a destra e a sinistra, strade piene di curve, sali e scendi continuo, giornate piene (nel senso 8 ore in sella) per arrivare in posti da paura, una "città" (nel senso un benzinaio con un minimarker super caro) ogni 2-300 km (se passate in mezzo alle montagne) e pochissime persone (o, come piace definirlo a me "turismo selezionato"), forse è per questo che la chiamano la parte più selvaggia dell'isola e forse è per questo che è la parte che più ho apprezzato.
Devo ammettere che non mi aspettavo fosse così tosta, anche se mi avevano avvisata di non sottovalutarla, però le cose inaspettate sono sempre le più belle.








_Sud: voto 8/10

Finisce la montagna e inizia la collina, un paesaggio collinare abbastanza particolare che ricorda a tratti la savana, alberi che toccano quasi terra, colori molto caldi, il sole che sorge (quando il cielo è pulito) è enorme, l'aria sembra ferma e le sagome in primo piano sono scure su questo sfondo rosso, rosa, giallo.
La capitale (Hobart) è l'unica vera città e quindi non parliamo di vero e proprio impatto urbano, ma di campagne con qualche casa sparsa qua e là. Tutto sommato è una parte che sguscia via abbastanza velocemente, un paio di giorni al massimo ed è tutto finito e questa è una cosa che apprezzo molto in un viaggio, cioè il paesaggio che cambia in modo repentino e che non ti annoia mai



_Est: voto 9/10

Nonostante io non ami particolarmente il mare (si lo so sono siciliana e bla bla bla … non mi piace … capita) è spettacolare vedere l'oceano e il sole che sorge all'orizzonte appunto sull'oceano, perché è davvero immenso, perché è davvero un orizzonte infinito, perché i colori sono diversi e gli odori anche.
La piccola chicca di questa parte, che già era bela di suo, è stata avere la fortuna di poter andare a Maria Island (che si pronuncia come Mariah la cantante … l'ho scoperto solo la settimana dopo). L'isola di Maria, come mi piace chiamarla, è una piccola riserva, uno zoo senza gabbie, un posto di mare e di montagna, cioè è un parco giochi in miniatura per piccoli esploratori. Abitanti dell'isola: uno, il ranger; però hanno un penitenziario, a cosa serve non lo so, però ce l'hanno. Questa è un'isola che può essere raggiunta tramite un traghetto (20 dollari a/r) solo a piedi o con bici a seguito e quindi, almeno per me è un piccolo paradiso.




ricordate il film con Di Caprio "the beach"? Appunto ...

wa che fotina, che poi mi rimproverano che non sono abbastanza romantica!
_Nord-Est: voto 7/10

Troppi centri urbani, le spiagge non sono poi questo gran che ed è difficile concentrarsi su un percorso, tuttavia si può trovare rifugio in qualche riserva naturale (tanto stanno ovunque, figurati se non ne avevano una anche in questa parte) ed alzare la media del posto.
La piccola chicca è il Narawntapu National Park, 40 km da Devonport, pieno zeppo di wallaby e una spiaggia che quando non ci sono quelle specie di cicale enormi che vogliono succhiarti il sangue, è un posto piacevolissimo dove arrostirsi al sole; ovviamente parliamo di acque incontaminate, cioè acqua azzurra e fondo visibile fino all'orizzonte.


Io che provo a fare Cast Away e non mi riesce, poi rinuncio



A mio modesto parere se davvero si vuol vedere bene la Tasmania bisognerebbe stare lì un minimo di tre settimane e io ho dovuto fare delle scelte saltando purtroppo innumerevoli altre riserve e la parte a sud ovest, che è anche la più bella (a giudicare dalle foto che si trovano in rete).
E' un'isola che da tanto e pretende tanto, quindi la bicicletta ti deve per forza piacere, non la consiglio altrimenti.
Io ho scelto una Lombardo Amantea 200 non a caso, nel senso che a volte per vedere bei posti devi anche farti qualche km di sterrato, ed evidentemente ho scelto bene, perché non ho avuto nessun tipo di problema, considerando il fatto che sono pure una persona menefreghista, della serie c'è un fosso massì ci vado sopra con 40 kg di carico e se spacco la bici poi l'aggiusto, è andata più che bene. Ho dovuto registrare il cambio, ma era ovvio, sali e scendi con il carico e giornate da 30° col sole a picco, anche la catena della bmx avrebbe dato problemi.

Adesso sto già impazzendo, perché sto ferma da due giorni (e sembrano due settimane) e ho in mano la nuova cartina, quella dell'isola grossa e una mezza idea che non dico ora.

Di solito succede che fatto un giro me ne torno a casa, di solito, quando sto "vicino" casa, nel senso 1.300 - 1.700 km e poi di nuovo alla vita di sempre programmando il prossimo giro. Questa volta no, questa volta continuo e questi 1.300km in giro per la Tasmania sono stati un piccolo assaggio, diciamo un antipasto, ora passo alle cose un po' più serie e il prossimo obiettivo è raggiungere Sydney e questa è l'unica cosa certa. Ho conosciuto parecchia gente australiana, anche di Sydney in vacanza in Tasmania, mi hanno tutti detto che sarà un luuuuungo luuuuungo luuuuuungo viaggio, bello in salita e abbastanza difficile, ma alla fine è questo che cerco e poi lo sappiamo tutti che non esiste un'unica verità, ognuno con le sue ragioni, l'unica verità per me è quella che racconta la strada e per conoscerla bisogna toccarla con mano … e io non vedo l'ora

lunedì 23 febbraio 2015

Essere donna e viaggiare da sola

Questo è un post che va poco, ma solo poco, fuori tema col viaggio che sto facendo, perché è un discorso un po' più ampio che comprende il viaggiare in generale.

23 febbraio.

Lowhead sembra un non-luogo, è un sobborgo (in costruzione) di Georgetown. Non lo so, sarà per via del tempo, umido (appiccicaticcio) e mezzo piovoso, o perché sto attraversando una parte poco interessante della Tasmania, troppo vicina alle città, troppo asfalto, troppa gente, ma oggi non mi sento al massimo.
E' qua che ho avuto un brutto incontro, questa mattina, il primo dopo 1.200 km e quasi alla fine di questo piccolo viaggio.
Ero ferma per una breve sosta a un distributore di benzina, di quelli che hanno pure un "caffè" sporco e poco frequentato. Stavo facendo colazione con una bella barretta di cioccolata ed ecco che arriva lei, la cattolica fervente, famigerata nemica di tutte le donne che sanno prendere decisioni senza tener conto di un parere maschile.
La conversazione inizia come al solito con un formale da dove vieni, cosa fai, dove vai, ti stai divertendo e ti piace la Tasmania (di solito è questo che mi chiedono), ma mi accorgo immediatamente che c'è qualcosa che non va, prima dal suo modo frettoloso di porre queste domande e poi capisco meglio nel momento in cui la signora tira fuori un piccolo manuale intitolato "How to read the Bible" (si senza nemmeno Holy); me lo mette sotto il naso, invadendo il mio spazio personale, cosa che mi da molto fastidio, e comincia a tenere un trattato sulla sua religione.
Io la blocco subito, cercando di spiegarle che essendo italiana e sopratutto vivendo a Roma conosco perfettamente cos'è il cristianesimo e di che parla. Non voglio affrontare qui un discorso sulle religioni e cose del genere, ma a me non piace aderire a nessuna religione e nonostante questo le dico che può lasciarmi il suo opuscolo, perché so come vanno a finire queste cose, fino a quando non gli dici di si rischi che ti seguano fino in capo al mondo col loro opuscolo in mano.
Forse ho fatto male a spacciarmi per la perfetta cattolica della porta accanto perché capisco immediatamente di aver peggiorato la situazione; Lorraine (questo il nome della signora) fa cenno di sedersi, ma io faccio finta di aggiustare i bagagli per ripartire e finalmente capisce che è ora di dirci addio. Ci salutiamo, lei sale in macchina, ma scende immediatamente correndo di nuovo verso di me e dice testuali parole:
"Mi sento in dovere di avvisarti che la Tasmania non è così come tu la descrivi, che il male di annida ovunque e che devi stare molto attenta perché ci sono stati degli omicidi, tuttora irrisolti, di turiste straniere trovate morte in riva al mare"
Poi mi fa capire che non devo dare confidenza agli uomini, il senso spero lo abbiate capito.
Mi augura buona giornata e per fortuna sparisce per sempre dalla mia vista. Per la serie le 100 cose che una ragazza in viaggio da sola vorrebbe sentirsi dire, si potrebbe scrivere un opuscolo solo su questo.

Ora apro questa piccola parentesi.
Io non credo in molte cose, ma in una ci credo tanto, credo nella libertà, in ogni sua forma, credo sopratutto nelle libertà di pensiero ed espressione, ma, e questo MA è molto importante, usta libertà, a parere mio, per essere pura deve rimanere nei suoi limiti e non scavalcare quelli degli altri. Mi sento in dovere di è un pretesto bruttissimo per imporre la propria volontà sugli altri.
Gli assassini e i pazzi esistono qua, come nel resto del mondo, ma non può essere questo a bloccare la voglia di esplorare, vedere, vivere il mondo.
Un viaggiatore non è stupido, conosce i suoi limiti e riconosce anche quelli degli altri, se avverte un pericolo è il primo a capire cosa fare. Poi le cose succedono, certo, succedono in viaggio o anche dietro l'angolo di casa, si chiama vita.

Io continuo e continuerò a fare wild camping, non lascerò ai soli uomini l'esclusiva di fare certe cose. Le paure sul viaggiare da sola le ho lasciate dietro tre anni fa, quando tutti mi dicevano che farsi l'Italia in bicicletta per una ragazza da sola era pericolosissimo. Chi viaggia lo sa e mette in conto tante cose, ma sa anche che più siamo lontani dalle grandi città e più alta è la probabilità di incontrare gente che come noi segue la sua strada rispettando quella degli altri.


mercoledì 18 febbraio 2015

Maria island

Ho letto alcuni articoli che parlavano di questo mio viaggio in Australia, quello che più mi ha sorpresa è che in molti di questi si parlava del fatto che io non avessi un vero e proprio programma (tappe, tempi, ecc…) come se fosse una cosa da pazzi non averne uno, ma lo sapete perché non mi piace programmare nel dettaglio quello che farò? Perché altrimenti non potrei scrivere quello che sto per raccontarvi.
Allora è successo che dopo quasi una settimana in mezzo alle montagne ho incontrato e quindi anche parlato con pochissima gente e mi capita sempre che dopo essere stati a contatto con la natura se si finisce in una grossa città ci si sconsola parecchio; questa è la sensazione che ho avuto arrivata ad Hobart, la capitale della Tasmania. Sono scappata di corsa, troppa gente che urla, che ti urta, che chiede attenzione. Scappo fino ad arrivare a un paesino di campagna, e già mi sento meglio, però è ancora troppo vicino alla città e il posto è frequentato da diversi turisti (per lo più giapponesi, e credetemi che non lo avrei mai detto, ma i giapponesi in vacanza sono un po' come i siciliani, si muovono a gruppi numerosi e fanno una caciara maledetta fino a notte fonda). Dopo aver passato una nottata a cercare di prendere sonno nonostante le urla giapponesi mi sveglio la mattina presto e comincio a pedalare oramai convinta che purtroppo da li in poi avrei avuto a che fare con città e persone; comincia pure a piovere maledettamente forte e sono costretta a fermarmi in un caffè della prima città che incontro. Destino vuole che dentro questo caffè ci fosse un ragazzo, di quelli zaino in spalla, dormo dove capita e non so cosa farò domani; cominciamo a parlare del più e del meno e poi mi dice che è appena tornato da un'isoletta fantastica, tutta natura e poca gente, perfetta da esplorare in bicicletta, mi indica il traghetto e io non ci penso due volte, un'ora dopo sono già lì sopra. Lo sapete che cosa mi sarei persa se per colpa di alcune tappe programmate mi fossi dovuta attenere al programma? Quello che vedete nelle foto e molto altro!







Quindi sono sempre più convinta che durante un viaggio, breve o lungo che possa essere, bisogna sempre affidarsi al proprio istinto e a quello che ci raccontano le persone che più ci somigliano, una deviazione dalla strada principale è sempre un'altra strada, con tante cose da vedere, certe occasioni non bisogna farsele sfuggire.

In questo momento scrivo da Tribunna, che si pronuncia Traiabanna (se no si incazzano), e questa sera sicuramente sarò in qualche posto sperduto vicino Bicheno, o forse no … 

domenica 15 febbraio 2015

Cavalca la montagna

Vediamo, sono passati diversi giorni dall'ultima volta che sono riuscita a collegarmi, non ricordo quanti, ma erano all'incirca 650km fa. Sapete quante cose succedono in 650km? Tante, tantissime. 

Per farla breve sono partita da Devonport e ho deciso di non seguire la strada principale (ovvero l'autostrada), non perché ho paura di prendere le strade grosse (qui tutti mi dicono di stare attenta perché guidano come i pazzi, ma forse non sono mai stati sulla Salerno - Reggio Calabria, o sulla Cassia bis), ma perché le stradine che passano attraverso le montagne sono di gran lunga più interessanti



dunque ho avuto a che fare con un continuo sali e scendi, mantenendo sempre una quota da 600 a 900 mt, sulla parte occidentale dell'isola. In questi km ho incontrato una sola città, un solo shop (che non è un supermercato, ma una specie di autogrill). 



Essendo estate non ho avuto eccessivamente freddo, ma la notte il sacco a pelo è stato fondamentale per dormire bene; il sole tramonta alle 20.30 circa, il che mi ha permesso di fare lunghe pause durante la giornata tra una tappa e l'altra. La cosa più figa di tutte è che qui puoi campeggiare liberamente ovunque e non ci sono particolari difficoltà nel trovare un posto adeguato dove passare la notte (come spesso mi è capitato in altri posti). 





Il paesaggio non è mai monotono, anche perché passare attraverso due riserve naturali non capita tutti i giorni.


Ho fatto una breve pausa di un giorno, al lago St. Claire, qui ho conosciuto Hachi (spero si scriva così), una ragazza giapponese alle sua prima esperienza di viaggio in bicicletta; mi ha raccontato di aver lavorato per un anno in una farm qui in Tasmania, e ora che il suo visto sta per scadere ha deciso di fare un breve giro dell'isola prima di tornare a casa; al momento è l'unica ciclista che ho incontrato, ce ne sono stati altri due, ma erano troppo spocchiosi per poterci parlare.


Al lago St. Claire ho intrapreso un percorso di un giorno, 29km di montagna per scalare il Monte Olimpo, 1451mt di altezza; ho attraversato una foresta pluviale e mi sono beccata una sanguisuga, perché a un certo punto l'unico passaggio per tornare al campo base era passare attraverso una piccola palude e io come al solito non avevo l'attrezzatura adatta; per fortuna me ne sono accorta subito e la tipa che me l'ha tolta ha detto che avrei avuto solo un po' di febbre perché era stata presa in tempo.


In realtà me ne sono beccata più di una, ad esempio questa che vedete in foto non è riuscita a mozzicarmi



I wallaby sono dei piccoli rompi scatole, la notte gironzolano in continuazione vicino la mia tenda e fanno un rumore assurdo, però se ti affacci e gli strilli qualcosa vanno via e durante il giorno non si fanno vedere (piccoli stronzetti). 
Ho visto parecchi serpenti e per fortuna nessun ragno velenoso, però mi sono accorta che se non ti muovi velocemente strisciano via lasciandoti in pace. 
Sono riuscita ad ustionarmi, nonostante abbia messo una protezione +30, però ora che sto spellando va molto meglio. Ho beccato due giorni di pioggia, ma per fortuna sono riuscita ad asciugare tutto prima che cominciasse a puzzare di muffa. 

La bici sta reggendo benissimo nonostante sia fin troppo carica, infatti il mio unico problema fino ad ora è stato il portapacchi che ho piegato a causa del peso eccessivo, ma per fortuna ho risolto prima che cedesse. 

Dimenticavo di dirvi che adesso sono nella capitale Hobart, una città troppo grande per i miei gusti; ne approfitto solo perché ho bisogno di una connessione per tenere aggiornato il blog, poi scappo via in qualche posto nelle campagna qui vicino.



 e che la parte più selvaggia è stata fatta, non ho avuto molto tempo (troppe cose da vedere), però ho cominciato a lavorare al primo video ed è assolutamente fantastico; da domani percorrerò la parte orientale dell'Isola dirigendomi di nuovo a Devonport, altri 600 e passa km; adesso, dopo la grande montagna mi aspettano le spiagge caraibiche e spero finalmente di mangiare qualcosa del posto, dovrei incrociare più cittadine. Il mio traghetto parte il 27 febbraio e dovrei essere nuovamente a Melbourne il 28 dove sicuramente troverò un po' di tempo per farvi vedere tutto prima di ripartire in direzione Sydney.

La Tasmania è fenomenale e come tutte le isole conserva il fascino di un paradiso perduto: pochissima gente, solo suoni della natura e paesaggi selvaggi.













mercoledì 11 febbraio 2015

Tas

Eccomi dalla Tasmania! Precisamente da Tullah (che si pronuncia Talla, se no non vi capiscono). Mi piacerebbe postare qualche immagine, purtroppo pero' qui non esiste una linea telefonica e nemmeno la rete internet. Mi trovo in una struttura di emergenza che ha all-interno una cabina per chiamare e un pc del 1990 (probabilmente).

La Tasmania si presenta bene, anzi benissimo: un sali e scendi continuo, dai 600m a quota 0 e di nuovo, tutto il giorno per tutti i giorni; montagne, laghi, fiumi e campagne sono state fino ad ora i paesaggi che mi hanno accompagnata. Ieri sono sbarcata a Devonport all-incirca alle 7 del mattino e tra una cosa e l'altra sono riuscita a fare le 9 prima di iniziare a pedalare. Non e' consigliabile pedalare durante la notte e a dimostrarlo ci sono diversi wallaby schiacciati ai bordi della strada (e sono troppi credetemi), per cui ho preferito prendere una strada verso un villaggetto a 70km da Devonport chiamato Gunns Plains (piu' che villaggio sono 4 case e un pub gestito da un tipo con un cappello alla john wayne), chiedo informazioni al tipo per un campeggio nelle vicinanze e mi dece che a qualche km da li c'e' un posto dove e' possibile campeggiare liberamente; approffito e corro subito a vedere di che si tratta e indovinate un po' che meraviglia? Uno spettacolo di posto a picco su un laghetto isolato e perfetto per dormire. Pianto la tenda e qualche minuto dopo arrivano due signori austriaci di mezza eta' con la loro harley davinson equipaggiata di ogni comfort, mi invitano a cena e parliamo del piu' e del meno. Questa mattina invece mi sono svegliata all,alba, circa le 5 e mezza e ho lasciato dietro le mie spalle la Tasmania dominata da campagne e vitigni costeggiando la Cradle Mountain per arrivare in mezzo al nulla in questo posto pieno di laghi e montagnette.

Passando alle questioni tecniche, parlavo proprio a Melbourne con Niccolo', il ragazzo che mi ha ospistata, se esistono bici adatte al cicloturismo, perche' lui aveva letto un libro (ora sinceramente non ricordo di quale cicloviaggiatore) che diceva che la bici fa il ciclista. Questo e' il mio primo viaggio con una bicicletta diversa da quella che ho sempre usato. La mia vecchia Lombardo (ventimiglia) era una bici perfetta per il cicloturismo, leggera, resistente ecc... ma l'unico punto debole restano le ruote, trattandosi di un ibrido da corsa, se carichi troppo peso tendono a saltare i raggi e riesce a tenersi in piedi su un terreno non troppo dissestato, mentre su strada e' perfetta. La bici che ho scelto per questo nuovo viaggio (amantea) e senza dubbio piu' resistente, anche se leggermente piu' pesante, pero' mi da quella sicurezza di poter caricare piu peso, e in questo caso parliamo di acqua, poi oggi ho fatto 100km di sali e scendi, con un po' piu di sforzo del normale, ma ho anche approfittato del fatto di potermi permettere dei tratti sterrati (tipo downhill, immaginate la mia faccia con le borse cariche dietro ad ogni fosso o radice).

Ad ogni modo scappo perche non ho ancora scelto dove dormire questa notte (mi hanno indicato un posto vicino al  lake mackintosh che non sembra per niente male). Guardando la mia mappa la prossima citta che incrocio si trova vicino Hobart, diciamo all-incirca a 400km da qui, non credo di trovare un po di rete per degli aggiornamenti, pero vi dico che questi 400km passano in mezzo a due enormi riserve naturali, non credo che sara facile annoiarsi.

P.s.: io comuqnue gli australiani non li capisco, hanno un accento stranissimo!

domenica 25 gennaio 2015

Tasmania: un'isola ai confini del mondo

Devo ammettere di avere un brutto vizio, ma per quanto possa sforzami non riesco a maturare un atteggiamento migliore nei confronti della pianificazione di un viaggio, che si tratti di andare dietro l'angolo di casa o dall'altra parte del mondo. In teoria se prevedi di viaggiare per un modesto periodo di tempo, tipo due mesi (nel mio caso) dovresti avere un minimo di pianificazione.
Solitamente prima di partire compro sempre una mappa cartacea, che preferisco di gran lunga ad una traccia gps, uno perché è più romantica, due perché è più sicura, tre perché io e la tecnologia non abbiamo un ottimo rapporto.
Questa volta non ho nemmeno un cartaceo (l'unico che ho trovato in Italia ha una scala troppo alta per poter leggere le strade), che cercherò di procurami in loco il giorno del mio arrivo a Melbourne.
Ad ogni modo un minimo di pianificazione l'ho fatta. 
Comincio col dire che questa volta è tutto differente. Solitamente una delle mie principali paranoie è quella di atterrare in un posto e trovare la bicicletta disintegrata a causa del suo trasporto in aereo. La mia bicicletta questa volta non verrà in volo con me, ma la troverò già lì al mio arrivo. La Lombardo ha provveduto alla sua spedizione in uno dei negozi della catena a Melbourne. 
Arrivo, prendo la bici e parto per la Tasmania, possibilmente il più presto possibile (il giorno dopo il mio arrivo) se non ci sono inconvenienti.
Per arrivare in Tasmania ci sono due modi, uno per via aerea e uno per via mare. Io ho scelto la seconda opzione: 11 ore di traghetto (Spirit of Tasmania) seduta (è l'opzione più economica) che dal porto di Melbourne arriva a quello di Devonport. 
Ho previsto di fare il giro perimetrale dell'isola in senso antiorario, partendo dal nord e percorrendo la sua parte occidentale (che è anche quella più selvaggia) per poi scendere al sud (dove si trova la capitale) e risalire dalla parte orientale (quella in un certo senso più turistica) per poi ritrovarmi nuovamente a Devonport, prendere il traghetto per Melbourne e iniziare da lì la seconda parte del giro verso Sydney, ma questa è un'altra storia che racconterò in seguito.
Parlando di numeri sono all'incirca 1.000km di strada, escludendo la possibilità di variare il percorso quando riterrò sia il caso di vedere assolutamente qualcosa che non avevo messo in conto.



La Tasmania è un'isola protetta dal patrimonio dell'Unesco, ricca di parchi naturali, riserve, animali in via di estinzione, formazioni rocciose tra le più alte del sistema australe, immense vallate verdi, fitte foreste secolari, spiagge brulle e incontaminate, centri urbani (tre) poco abitati ed è una delle mete migliori per fare trekking (pensate che uno di questi è nella lista dei 50 trekking al mondo da fare prima di morire). Diciamo che la scelta dei posti che voglio vedere non è mai lasciata al caso.

_Cradle Mountain National Park














_Lago St. Clair










_Freycinet














_Baia di Wineglass








questi sono solo alcuni degli scenari che mi aspettano

Ho previsto dai 15 ai 20 giorni di bicicletta per cercare di vedere il più possibile, anche perché ci sono posti che sicuramente bisogna vedere più volte per apprezzare, ma questo è uno di quelli troppo lontani per sperare di tornare una seconda volta.

Italian Coast to Coast from Roma to Pescara

"In natura un contorno non esiste, dunque la forma disegnata dall'artista non è un elemento realistico, ma una sorta di spettro"

G. De Chirico

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