martedì 22 novembre 2016

U.S.A. PARTE TERZA - scappare dal deserto per raggiungere un altro deserto

La storia si ripete, ma questa volta il paesaggio rimane sempre lo stesso, l'unica virgola potrebbe essere l'Area51.
Divertente perché viene sponsorizzata come quella particolare striscia di terra dove sono stati e vengono tutt'ora avvistati gli ufo, ma in realtà si tratta semplicemente di una zona militare e più che ufo ho avvistato innumerevoli jet ultrasuono.
Quando sei nel deserto a un certo punto gli eventi tendono a ripetersi, sopratutto in un paesaggio che non presenta evidenti varianti altimetriche, allora all'ennesima tempesta di sabbia sai già come prendere in mano la situazione e dai per scontato che non troverai altro di stimolante o altro diversivo fino a quando il paesaggio non cambia.

Errore

A un certo punto la strada si interrompe, diventando come sempre sterrata, ma un enorme cartello con su scritto "attenzione area militare", bisognerebbe non prenderlo alla leggera.
E' che noi non abbiamo queste tipologie di aree militari, o se ci sono io non le ho mai viste; quindi vado tranquilla, ignorando il cartello.
Pedalavo da ore sotto il sole, oramai era quasi ora di pranzo, stavo solo cercando una roccia che mi facesse ombra per fare una piccola pausa, quindi ero leggermente soprappensiero.
In quel particolare punto della vallata l'aria era completamente ferma e mi godevo quel silenzio tombale cantando a squarciagola qualche stupida canzone, quando a un certo punto, improvvisamente dal nulla, sento che l'aria si sposta velocemente facendo pressione dietro le mie spalle.
Il primo pensiero è stato - ma che caaaaa….- ma nemmeno il tempo di girare la testa ho visto quest'ombra enorme sopra di me e la pressione dell'aria si è spostata da dietro le mie spalle a sopra la mia testa, qualche attimo dopo un enorme boato, non scherzo se dico come minimo 10 volte più assordante del tuono di un fulmine caduto a non poca distanza.

Ci metto qualche secondo a realizzare cosa potesse essere, qualche ora a stappare le orecchie e tutto il giorno a chiedermi cosa fosse saltato in mente a quel cretino e che bisogno aveva di volare a qualche metro dalla mia testa.
Qualche giorno dopo andrò a scoprire che non è che è proprio una mossa intelligente entrare nell'area 51, appunto perché essendo area militare ogni "oggetto" diverso da una pietra viene visto come una minaccia.

L'area 51 termina in una graziosa cittadina dal buffo nome: Pahrump.
Di questa cittadina ricorderò la sua inutile estensione (grossa quanto milano), inutile perché c'è una casa e una chiesa a circa 1km di distanza l'una dall'altra, in totale la città avrà contato 20.000 abitanti, la sua gente, come le popolazioni di ogni città che si trova in mezzo a un deserto, è abbastanza particolare (con i loro tic, il loro accento assurdo e lo sguardo spento ma pazzo allo stesso momento), il suo punto di raccolta è un enorme centro commerciale.

Questa brevissima pausa cittadina non mi fa certamente dimenticare il mio obiettivo e l'indomani ricconi nel deserto, nuovamente pronta a prendere calci in faccia dalla sabbia.
La mia intenzione era quella di raggiungere la Valley of Fire, ma per farlo mi trovavo costretta ad attraversare il centro di Las Vegas,

Cosa davvero colpisce di questa città sono i suoi limiti: là dove iniziano le lussuose villette di periferia con annesso giardino sempreverde c'è il deserto del Mojave sempre pronto ad ucciderti. Il centro della città è di uno squallore mai visto prima, alle otto del mattino una flotta di zombie ubriachi è pronta a strattonarti, deriderti, urlarti contro qualche stupida battuta e io per fortuna ne esco alla svelta.
Mi ritrovo così dopo appena pochi km di nuovo in mezzo alle bellezze del deserto, questa volta in una riserva indiana e parco naturale: Valley of Fire.
Una giornata davvero difficile, tutta in salita e già stressata dal passaggio a Las Vegas, ma il pensiero di farmi un paio di giorni di riposo all'interno dell'area ha fatto in modo che riuscissi ad andare avanti.
Mi mancava solamente un miglio all'arrivo, il paesaggio era mozzafiato: una lunga lingua d'asfalto nera in mezzo ad altre lingue di fuoco, rosse, arancioni, verdi. Mi stavo già immaginando lo scenario del "campeggio" immerso in questa natura selvaggia, quando il mio sogno viene interrotto da un fuoristrada bianco che mi taglia la strada e mi costringe ad accostare.




Da questo scende una possente donna bionda con la divisa da ranger. Emana un forte profumo di shampoo, da questo deduco quanto forte invece io debba puzzare.
Agita le mani e comincia a buttare giù a raffica parole, delle quali riesco a capirne una su dieci, il senso comunque era più o meno questo: sei più morta che viva, ti porto io a destinazione perché devo essere sicura che non muori in qualche assurdo modo.
Provo a spiegarle che dopo più di 60 miglia in salita nel deserto era inutile scortarmi per un miglio in discesa, ma è stato tutto fiato sprecato, inutile insistere, lei aveva, non so con quale forza all'incredibile hulk, caricato la mia bici sul furgone e mi aveva preso il braccio costringendomi a salire.
In quei pochi minuti di strada non è stata zitta un attimo e io inutilmente cercavo di concentrarmi sul panorama, pensando solamente a quanta poca gente devono vedere durante l'anno in questo punto del mondo.
Il "campeggio" era come me lo aspettavo: uno spiazzo roccioso incastonato nelle bellezze scultore dei massi alla "wil il coyote" e una latrina a cielo aperto poco distante dall'area notte.

Adesso non venitemi a dire che nell'immaginario collettivo il deserto è quel posto talmente tanto enorme e uguale che prima o poi ci si annoia.

Errore

Poco dopo aver montato la tenda in uno spazio ricavato tra rocce e scorpioni  sento i passi di qualcuno che si avvicina da dietro.


A pensarci bene la situazione era abbastanza paradossale perché mi giro e vedo una messicana in uno stato di apparente sobrietà: cosa ci faceva una messicana con un calice di vino rosso e dietro lo sfondo di un bellissimo deserto roccioso?
L'approccio è abbastanza comune, si avvicina lentamente e comincia a strillare parole accoglienti della serie: ma stai bene? ma sei pazza? ma vuoi suicidarti? ma davvero dormi in tenda? ma dove è il tuo cibo? devi andare da qua al grandcanyon … really?!?!?!?
Sta di fatto che cinque minuti dopo mi trovavo seduta ad un tavolo con una birra in mano a raccontare il mio stupido viaggio ad una pazza messicana, una coppia "tipica americana", e una coppia di pensionati.
Quella sera mi sono ubriacata con una bottiglia di margarita perché sebbene sembra assurdo uno dei passatempi degli abitanti di Las Vegas è andare fuori città durante il w.e. e ubriacasi nel deserto a 40 gradi all'ombra.
Il giorno dopo i miei nuovi amici decidono di farmi fare un giro sul loro suv per cavalcare le onde del deserto e così passiamo la mattinata tra una birra e un giro in mezzo alle dune rocciose della valley of fire.



Il pomeriggio passa giocando in un casinò indiano in mezzo al nulla (non ho ancora capito se era più o meno legale, perché da fuori niente sembrava farlo somigliare a un casinò, e perché siamo entrati dal retrobottega).
La sera succede qualcosa di particolare.



Dopo aver mangiato e bevuto abbondantemente il mio amico esce finalmente fuori l'argomento: ma se incontri un pazzo per strada (perché qua di gente malata mentalmente ce ne sta tanta) come ti difendi?
Rispondo ironicamente che ho un coltello che sta sempre nella tasca destra dei miei pantaloncini e che so usarlo bene, ma nessuno ci crede. Ovviamente lui ride e dice: no, tu hai bisogno di una pistola. Il tempo di metterlo a fuoco nell'oscurità e vedo che esce fuori da dietro la maglietta una pistola e la me la porge: la vuoi provare?
Passo in un nano secondo da uno stato lievemente ebbro a uno totalmente sobrio, e un brivido freddo mi sveglia dal torpore alcolico. Nel mio cervello passa l'immagine di un giornale italiano "turista italiana trovata morta in mezzo al deserto a causa di un colpo di pistola, probabile movente dell'omicidio un pericoloso gioco finito male". Ho insistito parecchio spiegandogli che la strada per il grand canyon è davvero ancora lunga e che non voglio spararmi per sbaglio in un piede anche perché l'ospedale più vicino è forse a 5 ore di macchina (in fondo la metà delle morti per armi da fuoco sono davvero causate da stipite persone ubriache che sparano in mezzo al deserto).
L'argomento si accende in un nano secondo, e non sto qua a riportare tutto il pensiero americano sulle armi da fuoco, ma potete immaginarlo benissimo da soli.
Quella era la nostra ultima sera e siamo rimasti in piedi fino a notte fonda anche se l'indomani dovevo alzarmi alle 5 per ripartire.
Non dimentico mai nessuno che incontro per strada, ma loro in un modo o nell'altro si sono davvero distinti, mi hanno coccolata come se fossi una figlia e da li fino alla fine del viaggio si sono fatti vivi telefonicamente per sapere se stavo bene. Questo mi fa capire come sempre durante un viaggio bisogna accantonare i pensieri politici e andare oltre le apparenze, in fondo la loro cultura è diversa dalla nostra e non posso giudicare dall'apparenza una popolazione vittima del consumismo più becero, ma ci sarebbe da aprire una graaaaande, grandissima parentesi al riguardo e non mi va.

Il deserto chiama e io devo andare; così parto nuovamente, questa volta direzione grandcanyon.



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"In natura un contorno non esiste, dunque la forma disegnata dall'artista non è un elemento realistico, ma una sorta di spettro"

G. De Chirico

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