mercoledì 8 agosto 2012

Viaggi rovesci

Il 28 luglio mi ritrovavo a scendere per l'ultima tappa che avrebbe chiuso il ciclo di questa folle discesa.
Due giorni (cioè circa 12 ore) di viaggio sono il tempo che occorre per percorrere i 200 km da Messina a Vittoria; a mio padre invece di ore gliene sono volute solo due per attraversare quei 200 km che forse sono stati i più faticosi di tutto il viaggio, quei 200 km in cui l'esperienza accumulata, il ricordo delle tre regioni attraversate e la paura di quegli ultimi insignificanti (in confronto a tutto il resto) km, ha percorso l'ultimo tragitto con me, da Catania a Vittoria una superstrada infinita sotto 40° è uno dei pezzi di viaggio che resterà nei ricordi indelebili, uno dei pezzi più intensi, uno dei pezzi più belli.
Attraversare una strada dove sono trascorsi su un filo temporale gli anni della mia dolescenza, passarla in bicicletta e guardarla per la prima volta.
E' stato li che ho capito il vero senso di un viaggio lento.


Il senso del cambiamento che attraversa una strada e un ricordo lontano e così diverso, l'unico punto spazio temporale che non è possibile raggiungere.

Dicevo che avrei aspettato di partire per scrivere le conclusioni di questa mia prima esperienza.
Sono partita oramai circa un mese fa.
Quando ho programmato il tutto, un anno fa, ho sempre pensato che tanto non sarei partita, che sarebbe successo qualcosa, che tanto in un anno possono succedere tante cose ... invece ora sono su un treno di ritorno a casa, anche il giorno prima della partenza ho pensato che tanto dopo la Campania sarei tornata indietro, e anzi in realtà un treno secondo i miei programmi lo avrei dovuto prendere (si ... ma perchè togliersi il divertimento di attraversare le gallerie buie sulla ss18?)



Proprio in questo momento sto scorrendo lungo binari in una terra che mi fatto sudare e piangere e se dovessi tornare indietro tutto quello che è stato non lo cambierei e di sicuro non potrei migliorarlo.
Esiste un tempo per fare le cose, un istante prima o quello dopo tutto cambia e partire non ha più un senso.

Forse avrei dovuto scrivere di più quando viaggiavo, ma le parole scritte non sempre riescono ad esprimere ciò che vediamo quando non esiste il filtro del finestrino.

Se dovessi tornare indietro non lo rifarei; per il semplice motivo che sarebbe completamente diverso.
Se potessi tornare indietro mi direi di non avere paura, che tutto è possibile, che solo la repressione fisica e mentale può ucciderci davvero
Tornerei invece indietro solo per riprovare il brivido della partenza.
Perchè ora che è tutto finito ripercorro a mente i paesaggi e quello che era impossibile un mese fa, ora è semplicemente andato.

Mio padre crede che io abbia fatto una scommessa con me stessa, ma mio padre raramente ha capito i miei veri sentimenti.
Io credo di aver fatto questa cosa come compromesso con me stessa, una promessa forse è meglio dire, che almeno una volta ogni 360 giorni sarei sfuggita alla realtà del quotidiano per nascondermi in un fittizio mondo fatto di continue sfide, più che fisiche mentali, perchè ritengo che (per me) è solo questo che può aiutarmi a crescere


Ora che ho visto ci credo


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"In natura un contorno non esiste, dunque la forma disegnata dall'artista non è un elemento realistico, ma una sorta di spettro"

G. De Chirico

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